Jjac, “Giustizia per gli ebrei profughi dal mondo arabo”

E’ stato un esodo imponente, drammatico e oggi troppo spesso dimenticato. Quando si parla di profughi del Medio oriente l’immaginario collettivo dell’Occidente corre infatti immediato ai palestinesi. Dimenticando che dal 1948 oltre un milione di ebrei hanno dovuto lasciare i paesi arabi (nell’immagine, un ebreo in fuga dall’Irak) cacciati dalla violenza dei pogrom o da leggi che li hanno spogliati dei loro diritti di cittadinanza e talvolta di tutti i loro averi.
La questione degli ebrei profughi dai paesi arabi – già messa con forza in risalto, nei giorni della visita di Gheddafi, dalla comunità tripolina e dal presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici (vedi l’intervista sotto) – tornerà all’attenzione dell’opinione pubblica italiana grazie a una giornata d’iniziative promosse martedì a Roma da Justice for Jews for Arab Countries (Jjac). In calendario un’audizione alla Commissione affari esteri alla Camera, una conferenza stampa, l’incontro tra i leader ebraici europei e un incontro pubblico di sensibilizzazione e dibattito (il programma nel box sotto).
L’obiettivo della Jjac, organizzazione ebraica internazionale che dal 2002 si batte per la tutela dei diritti ebraici e che vede tra i suoi membri l’Unione delle Comunità ebraiche italiane, è quello di assicurare giustizia agli ebrei espulsi dal mondo arabo garantendo a questo tema un ruolo corretto nell’agenda della politica mondiale. “La comunità internazionale – afferma infatti il presidente Stan Urman – non ha mai cercato di difendere e di proteggere i diritti di questi rifugiati. Se si vuole che le trattative di pace siano credibili e legittime si devono invece prendere in considerazione i diritti di tutti i rifugiati del Medio oriente, inclusi gli ebrei e le altre minoranze”.
In questo senso la Jjac rivolge un appello preciso all’Italia e all’Unione europea perché si facciano carico della questione. “E’ importante – sostiene infatti l’organizzazione – riconoscere che il problema esiste così che quando sarà discusso il tema dei rifugiati in Medio oriente i rappresentanti europei, coscienti dei fatti, possano avanzare anche la questione dei rifugiati ebrei”. Quanto all’Italia, sottolineano i rappresentanti Jjac, le sue buone relazioni con Israele e il suo essere stata rifugio di tanti ebrei in fuga
dall’Egitto negli anni Cinquanta e dal nord Africa tra i Sessanta e i Settanta, potranno senz’altro risultare determinanti al tavolo delle trattative.
Va comunque rimarcato, afferma l’organizzazione, che il trattamento degli ebrei nei paesi arabi non è stato uniforme. “In alcuni paesi, tra cui la Siria, – spiega – era interdetto agli ebrei di uscire dal paese. In altri, ad esempio l’Irak, si è realizzata una
deportazione di masse mentre altrove la popolazione ebraica ha potuto vivere in pace”.
Altrettanto importante sottolineare che questa campagna non è rivolta contro il mondo arabo, con cui va invece stabilito un ravvicinamento, né contro i rifugiati palestinesi, i cui diritti vanno sempre considerati. “Sarebbe giusto – dicono infatti gli esponenti di Jjac – che durante le trattative bilaterali e multilaterali si venga a discutere di tutta la popolazione di rifugiati proveniente dal conflitto arabo israeliano: palestinesi o ebrei che siano”.

Daniela Gross