Immagini, emozioni e rivendicazioni per spiegare i diritti dei profughi ebrei

“C’è una storia mai raccontata, una storia mai ascoltata, ma una verità che va conosciuta” si esprime così Irwin Cotler, membro del Parlamento canadese ed ex ministro di Giustizia e Procuratore generale del Canada, da anni impegnato nella battaglia contro l’antisemitismo intervenendo alla serata organizzata da Justice for Jews from Arab Countries (JJAC), in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel cortile del palazzo della Cultura della Comunità Ebraica di Roma affollato da esponenti della realtà ebraica tripolina, dove è stato proiettato il film “The Forgotten refugees – I rifugiati dimenticati” prodotto dal David Project di Boston e premiato da diversi Festival internazionali.
L’iniziativa, è solo l’ultima fra quelle organizzate in questi giorni dalla JJAC, che è stata ricevuta in audizione parlamentare alla Camera dei deputati grazie all’intervento di Fiamma Nirenstein, giornalista e parlamentare alla Camera nelle fila del Popolo della Libertà che ne è stata promotrice, con lo scopo di affrontare il tema dei diritti degli ebrei espulsi dagli Stati arabi e sottolineare come dal conflitto israelo-palestinese siano scaturiti profughi palestinesi e profughi ebrei e non soltanto profughi palestinesi.
Il film documentario, tradotto in italiano per l’occasione, esplora la storia la cultura e l’esodo forzato degli ebrei delle Comunità del Medio Oriente e del nord Africa nella seconda metà del ‘900 con una serie di testimonianze di ebrei fuggiti dall’Egitto, dallo Yemen, dalla Libia, dal Marocco e dall’Iraq. Le drammatiche immagini di impiccagioni di massa, di case e di sinagoghe bruciate, di cimiteri profanati si alternano alle parole di ricordo, a momenti drammatico e a momenti nostalgico, dei testimoni aiutando la ricostruzione storica del clima che si respirava in queste Comunità ebraiche un tempo floride.
I numeri possono aiutarci a capire la dimensione del fenomeno: nel 1945 in Algeria c’erano 140 mila ebrei oggi neanche uno, in Egitto 75 mila oggi solo 100, in Iraq 135 mila oggi 60, in Libia 38 mila oggi neanche uno, il numero totale del fenomeno si aggira intorno a un milione di profughi, la maggior parte dei quali ha trovato la salvezza e si è ricostruita una vita in Israele, mentre alcuni di essi per mettere in salvo le famiglie sono scomparsi nel nulla nelle terre d’origine e le famiglie non hanno avuto neanche la possibilità di dar loro una degna sepoltura.
Nel giugno 2007 una versione abbreviata del film documentario è stata proiettata per la prima volta in occasione del Congresso sui diritti umani americano e nel marzo 2008 la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha adottato una risoluzione in favore degli ebrei fuggiti dai Paesi arabi.
“Oggi abbiamo accompagnato la JJAC al Parlamento – ha detto il Consigliere Ucei Victor Magiar intervenendo subito dopo il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici che ha espresso l’appoggio a tutte le iniziative che la JJAC intraprenderà in questo senso, – l’Ucei vuole appoggiare la causa della JJAC per una questione di giustizia e verità: quasi un milione di ebrei hanno lasciato i Paesi arabi. Quello che è importante dire è che questo argomento non è mai stato sollevato e noi vogliamo portarlo all’attenzione internazionale”.
“Siamo stati ammazzati nelle nostre case negli anni ’20-’30, – ha continuato Magiar ribadendo l’impegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – prima ancora che nascesse lo Stato ebraico, siamo stati cacciati prima, dopo e durante la nascita dello Stato di Israele e vogliamo impegnarci a dare il nostro appoggio alla JJAC per salvaguardare i beni culturali ebraici nei Paesi arabi”.
“E’ tragico constatare che se fosse stato accettato il Piano di spartizione previsto sessanta anni or sono, non ci sarebbero state guerre arabo-israeliane, né profughi – ebrei o arabi – e nessuna delle sofferenze di questi ultimi sessant’anni. – Ha affermato Irwin Cotler intervenendo dopo la proiezione del filmato – Avremmo celebrato il sessantesimo anniversario dello Stato di Israele e di quello palestinese. La narrativa revisionista mediorientale – che pregiudica l’autentica riconciliazione tra i due popoli –
continua a sostenere che c’è solouna popolazione vittima, quella dei profughi palestinesi, e che Israele è stato responsabile della “nakba” (tragedia) palestinese del 1948. Il risultato è che le sofferenze di 850 mila ebrei cacciati dai Paesi arabi, l’esodo dimenticato, è stato eclissato sia dal piani di pace relativi al Medio Oriente sia dalla narrativa degli ultimi sessant’anni. E’ evidente che gli ebrei sono stati perseguitati nei Paesi arabi. Ci sono state leggi repressive (sul modello delle leggi di Norimberga) mirate contro la popolazione ebraica, il cui risultato è stata l’espulsione, i sequestri illegali delle proprietà, arresti e detenzioni arbitrarie e torture. Praticamente dei veri e proprio pogrom antiebraici.
Basti pensare, ha precisato Cotler, che 101 risoluzioni dell’ONU dal 1948 a oggi, riguardano profughi palestinesi e nessuna i profughi ebrei. La questione non è che ci sono 850 mila rifugiati ebrei, ha concluso Cotler, il fatto è che mio padre quando ero piccolo mi ha insegnato il significato della parola giustizia e sono cresciuto con il senso di questa parola…”

Lucilla Efrati