…genocidio

La voce del genocidio del Ruanda, colui che nel 1994 dalla radio delle Mille Colline incitava gli hutu a massacrare i tutsi e segnalava nomi e indirizzi delle vittime apparteneva a un italo-belga, Georges Omar Ruggiu. Ruggiu era stato condannato per genocidio a dodici anni nel 2000 dal Tribunale penale internazionale sui crimini del Ruanda. Dopo aver scontato in Tanzania, sede del Tribunale, otto anni di prigione, Ruggiu era stato inviato in Italia nel carcere di Voghera a scontare il rimanente della pena. Compresi i vari benefici, avrebbe dovuto essere liberato nel luglio di quest’anno, dopo nove anni di prigione. Non era molto, per un genocidario, non vi pare? Ma il 21 aprile il magistrato di sorveglianza gli ha concesso tre mesi di sconto per buona condotta, e il Ruggiu è diventato ufficialmente libero, scomparendo nell’anonimato. Invano il Tribunale internazionale ha chiesto ragione di questa decisione alle istituzioni italiane. I nostri tribunali, comportandosi come se Ruggiu fosse stato non un criminale condannato da un tribunale internazionale per reati terribili, ma un comune ladro di polli, lo hanno rimesso in libertà anticipata. Ciò che conta in questo paese è la buona condotta! Chi potrà ancora credere alle firme che le istituzioni italiane appongono sui trattati internazionali, quando li violano poi tranquillamente? Chi potrà ancora pensare che all’Italia, e agli italiani, interessi qualcosa dei genocidi e dei diritti umani?

Anna Foa, storica