Qui Milano – Il pensiero corre a Teheran
Nel 2005 Mahmud Ahmadinejad è stato eletto per la prima volta alla presidenza della Repubblica islamica, e da allora il negazionismo e le continue minacce verso lo Stato d’Israele del Presidente iraniano hanno occupato costantemente i media.
È quindi del tutto comprensibile che se tutti coloro che credono nei valori di libertà e democrazia stanno seguendo con indignazione la brutale repressione delle manifestazioni contro i brogli elettorali che hanno consentito la rielezione di Ahmadinejad, il mondo ebraico osserva gli eventi con un’attenzione ancora maggiore, e c’è qualcuno che si sente più coinvolto degli altri, le folte comunità di ebrei persiani che vivono a New York, in Israele e a Milano.
La signora Miriam Nassimiha Hason è nata a Milano, ma ha trascorso in Iran due mesi tutte le estati fino ai dodici anni. Il padre è arrivato in Italia dall’allora Persia all’inizio degli anni ’60, dopo un breve intermezzo in Israele. Erano gli anni del boom economico. A Milano i primi ebrei persiani erano finiti un po’ per caso, ma trovarono un ambiente ideale per le loro attività economiche, soprattutto il commercio di tappeti e, come nel caso del signor Hason, di preziosi.
Gli affari andavano talmente bene che cominciò a spargersi la notizia del benessere e delle possibilità che la città aveva loro offerto, e altri li raggiunsero. La comunità persiana di Milano si infoltì. Ma i legami con la Persia dello Scià rimanevano fortissimi, perché molti erano gli amici e i familiari che ancora vivevano laggiù.
“Sentivo dire che lo Scià era un dittatore, ma io ricordo le estati che trascorrevo dai miei parenti come qualcosa di meraviglioso.” racconta la signora Hason “I miei nonni vivevano in una bellissima casa, e bellissima era anche Teheran. Tutto si stava evolvendo velocemente, ricordo le strade, i caffè, la gente… era un paese che stava andando avanti, il progresso coinvolgeva ogni cosa. Poi con la rivoluzione e l’avvento di Khomeini nel 1978, tutto cambiò. Mia nonna e tutti i miei parenti furono costretti ad abbandonare da un giorno all’altro il paese in cui le loro famiglie avevano sempre vissuto. Scapparono per salvarsi e persero tutto. I beni della mia famiglia sono stati requisiti dallo Stato e anche oggi non ci viene riconosciuto alcun diritto.
Come è stato per la sua famiglia ambientarsi in Italia?
È stata davvero dura, soprattutto per mia nonna, che aveva già una certa età… Vivere in una città nuova, senza conoscere la lingua, in una società completamente diversa…In realtà è stato difficile per molti. La comunità persiana ha fama di essere piuttosto chiusa ed è senz’altro vero. Molti ebrei persiani sentono il bisogno di stare con gente che condivide le loro stesse origini, gli stessi modi di pensare, gli usi, il cibo, anche se naturalmente col passare del tempo le cose stanno cambiando. Da ragazzina facevo fatica a capire e ad accettare tutto questo. Crescendo ho realizzato che si trattava di un modo per difendersi e per reagire allo sradicamento che siamo stati costretti a subire.”
Cosa pensa vedendo le immagini degli scontri di questi giorni?
Provo una gran rabbia. Penso che, se tanti giovani arrivano ad essere disposti a rischiare l’arresto, quando non la vita, per protestare contro questo regime, la situazione deve essere ancora peggiore di quella che immaginavamo. Quanti anni di sopraffazione, di soprusi, di privazione dei diritti devono essere stati necessari per esasperare gli animi a questo punto. Anche mia madre negli Stati Uniti passa il tempo a guardare telegiornali e i siti internet in lingua per capire ciò che sta succedendo, e anche lei si indigna. Speriamo davvero che la situazione possa risolversi presto.
Avete mantenuto dei contatti con gli ebrei rimasti laggiù?
Per fortuna nessuno dei nostri parenti vive ancora a Teheran, ma so di persone che hanno ancora amici o familiari in Iran. I contatti che si possono avere sono pochi, e la situazione per loro è molto dura, ma purtroppo col tempo anche scappare è diventato sempre più difficile, se non impossibile.
Vorrebbe tornare in Iran?
Per quella che è la situazione oggi, non vorrei andarci a trascorrere nemmeno qualche giorno per vacanza. Non riesco a concepire l’idea di stare in un posto in cui non hai nemmeno la libertà di scegliere come vestirti. Per le donne poi la situazione è ancora peggiore, perché sono completamente prive di diritti. Solo a pensarci mi sento soffocare.
Quali sono quindi i suoi sentimenti verso l’Iran oggi?
Io non sono mai vissuta in Iran, perciò i miei sentimenti sono forse diversi da quelli per esempio dei miei genitori, che laggiù hanno trascorso l’infanzia.. Ma questo paese rappresenta comunque una parte di me e della mia vita. È un legame che non si può spezzare. Continuerò sempre a mantenere il ricordo delle mie estati di bambina, trascorse in un posto stupendo.
Rossella Tercatin