Kurt von Hammerstein nemico del nazismo

La notte tra il 29 ed il 30 giugno di 65 anni fa, la “notte dei lunghi coltelli” segnò una violenta e radicale epurazione dei nemici interni ed esterni al nazismo. Tra i primi Ernst Rohm, capo delle SA e tra i secondi Kurt von Schleicher, l’ultimo cancelliere prima della presa del potere di Hitler.
Furono in molti allora a stupirsi che non figurasse tra le vittime dell’epurazione il generale Kurt von Hammerstein-Equord, fin dall’inizio oppositore del nazismo.
Hans Magnus Enzensberger ha dedicato al generale e alla sua famiglia un bel libro, “Hammerstein o dell’ostinazione”, uscito di recente nella traduzione italiana. Documentato come un saggio storico e scritto quasi come un romanzo, il lavoro dello scrittore tedesco apre uno squarcio su una famiglia e su una società civile tedesca forse eccessivamente prudente, ma ferma nella sua opposizione al nazismo, nella sua resistenza il più delle volte passiva.
Attraverso le pagine del libro scorrono decine di personaggi legati in vario modo al mondo dell’opposizione, tra i quali le figlie (generalmente attratte da ebrei e comunisti, quando le due qualità non coincidevano nella stessa persona), i figli (due dei quali ricercati dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944, nel quale uno era realmente implicato) di Hammerstein e la moglie, tenuta come ostaggio dalle SS, insieme ad altri personaggi illustri (tra i quali il figlio del maresciallo Badoglio, Mario), infine trasportati a Villabassa, nell’Alta Pusteria e lì consegnati alle truppe americane (ne ha raccontato l’epopea Hans-Gunter Richardi nel saggio “Ostaggi delle SS nella Alpenfestung”).
Il generale, pur costituendo uno dei punti di riferimento della resistenza passiva al nazismo, ebbe la ventura di non essere mai oggetto delle rappresaglie naziste, morendo di tumore nel 1943.

Valerio Di Porto, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane