Fnsi e Itj l’espulsione di Israele

Il collega Pierluigi Battista, nella rubrica «Particelle elementari» dal titolo «Boicottare i boicottatori nel nome di Daniel Pearl», pubblicata sul Corriere della Sera di ieri, ha gratificato la Federazione Internazionale dei Giornalisti (www.ifj.org) e il sottoscritto di un velenoso e ingiustificato attacco al quale hanno risposto oggi la stessa Ifj e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), della quale come è noto sono stato in passato, per quasi dodici anni, segretario generale. Battista, che cita un articolo de Il Foglio, sostiene che la Ifj ha espulso il Sindacato israeliano prendendo a pretesto «una banale questione di quote» per «dare sfogo ad una forma di antisemitismo che dovrebbe far inorridire i giornalisti italiani». Sono membro da oltre sei anni del Comitato Esecutivo della Ifj e ne conosco regole e statuti. Nella riunione che si è svolta ad Oslo dal 5 al 7 giugno scorsi, il segretario generale Aidan White ha posto la questione del mancato versamento da oltre 3 anni delle quote da parte della National lsraeli Federation of Journalists. Come avviene in tutte le organizzazioni federative (sindacali e non) il mancato versamento dei contributi rappresenta un sostanziale ritiro dell’adesione e, d’altra parte, la Federazione israeliana aveva rifiutato qualunque soluzione proposta più volte, anche in ripetuti viaggi a Tel Aviv, dal segretario generale White e dal presidente, Jim Boumelha. Con molto rincrescimento si è dovuto quindi prendere atto del ritiro dell’adesione e, con voto unanime, è stata decisa l’espulsione, come è state fatto negli ultimi anni in moltissimi casi analoghi di sindacati morosi dei quattro continenti. Non vi è quindi alcuna motivazione politica né tanto meno una persecuzione «antisemita» come dice Pierluigi Battista. La Ifj si batte per promuovere una informazione libera e pluralista in tutto il mondo e contro la repressione ovunque si manifesti. Non c’è nessuna discriminazione da parte della Ifj, dunque, anche perché in caso contrario il sottoscritto e, credo di poter dire, la stessa Federazione Nazionale della Stampa Italiana non avrebbero ragioni per farne parte.
Paolo Serventi Longhi componente del Comitato Esecutivo Ifj, Federazione Internazionale dei Giornalisti

Sulla banale questione delle «quote» non pagate, basta rispondere come i 600 giornalisti israeliani cacciati via: «no taxation without representation». Sulla sostanza della questione: il rappresentante italiano ha contribuito a espellere i giornalisti dell’unica democrazia del Medio Oriente, facendo fronte comune con i Paesi che ogni giorno fanno scempio della libertà di stampa e ogni giorno attaccano non solo Israele, ma «gli ebrei» tout court. Senza la protesta della Federazione Internazionale dei Giornalisti.
Pierluigi Battista

Corriere della Sera, 14 luglio 2009