diaspora…

Con il 17 di Tamuz comincia il periodo chiamato nella tradizione ebraica Ben hametzarìm che si conclude il 9 di Av, giorno della distruzione del Santuario. Il periodo ricorda la fine dell’assedio di Yerushalaim da parte dei babilonesi, la distruzione del Santuario e l’inizio dell’esilio. Il termine Ben hametzarìm – fra le ristrettezze – deriva da un versetto del libro di Ekhà in cui si dice, riferendosi al popolo ebraico, che tutti i suoi inseguitori – persecutori – lo hanno raggiunto ben hametzarìm. Questo termine ben definisce un periodo terribile della storia ebraica e l’inizio dell’esilio e della diaspora che saranno caratterizzati da gravi difficoltà e spesso da terribili persecuzioni. Ma la diaspora non è stata solo questo: è stato anche un momento straordinario di sviluppo culturale e spirituale. Il popolo ha dimostrato di riuscire ad affrontare le difficoltà più terribili e di riuscire a trasformare queste stesse difficoltà in occasioni di crescita. Un commento chassidico, giocando sul termine “kol rodefèa” – tutti i suoi inseguitori – e cambiandone la vocalizzazione, legge il verso in questo modo: chiunque è alla ricerca di Dio può raggiungerlo tra le ristrettezze.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano