Bilam…
Leggeremo questo Shabbat, al capitolo 31 del libro dei Numeri, che nel corso dell’offensiva degli Israeliti contro Midian “uccisero a fil di spada Bilam figlio di Beor” (v. 8). Si tratta di quel Bilam, profeta e mago, che era stato assoldato per maledire Israele e non era riuscito nel suo intento. Nel mondo di oggi il ruolo di Bilam corrisponde un pò a quello dei grandi intellettuali e maestri di pensiero, apparentemente libero, che orientano e guidano l’ideologia e il comportamento collettivo. Non è raro, anche oggi che l’antisemitismo non è politically correct, che un’ostilità radicale contro gli ebrei sia radicata, prosperi e sia trasmessa proprio da grandi guide intellettuali. Che per campare si mettono discretamente al servizio del potere. E che non fanno meno danni con i loro scritti e discorsi di quanti se ne possano fare le armi e la violenza fisica. Leggendo quel brano della Torà la reazione scandalizzata di oggi è: ma come, vanno ad ammazzare un intellettuale? Ma la domanda e la perplessità sono già registrate nella tradizione antica. Rashì risponde che si tratta di una sorta di compenso per una “invasione di campo”. Il re Balak, il cui potere era basato sulla spada, si rivolse a Bilam per attaccare Israele, tentando di usare il sistema di forza proprio di Israele, che non era quello della spada ma quello della parola. Fu ripagato con la spada.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma