“Ma non riconosce le colpe dei tedeschi”

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, è soddisfatto dell’Angelus sui lager? «Non vedo passi avanti. Il problema resta la sua interpretazione della Shoah e del nazismo, cioè una banda di delinquenti che tenne in pugno l’intera nazione tedesca. Rispetto a questa tesi, l’Angelus non porta sostanziali modificazioni. Da varie parti Benedetto XVI è stato contestato nelle visite ad Auschwitz e al Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem perché tiene ben distinte la Germania e il popolo tedesco dalle responsabilità del nazismo. Rispetto a questo problema, non mi sembra che ora il Papa si sia spostato dalla sua linea».
La deportazione dell’ebrea convertita Edìth Stein, ricordata dal Papa, dimostra che quando in Olanda la Chiesa denunciò il nazismo le persecuzioni aumentarono…
«I termini reali della questione sono diversi. I nazisti usavano gli ebrei battezzati come una zona grigia, semiprotetta per indurre la Chiesa a tacere. Nella retata al ghetto di Roma del 16 ottobre ’43 furono rastrellate 1300 persone, ma per ordine di Berlino furono rilasciati i convertiti al cristianesimo. Quindi era un ricatto, uno scambio perché nella logica dell’epoca alla Chiesa erano molto più cari gli ebrei battezzati. In Olanda non ci fu un inasprimento generalizzato, i nazisti se la presero anche con gli ebrei battezzati come Edith Stein per mandare un messaggio alla Chiesa, per non essere disturbati nelle deportazioni».
Condivide l’interpretazione ratzingeriana del nazismo come negazione di Dio?
«La tesi cara a Benedetto XVI – che il nazismo fosse ateo andrebbe approfondita meglio. Quello del nazismo ateo è un mito da sfatare. Le SS avevano scritto sul cinturone ‘Dio è con noi’, quindi in qualche modo i nazisti avevano una loro immagine di Dio. Il nichilismo, poi, è tutt’altra faccenda. Più volte nella recente riflessione in ambito. cattolico il nazismo viene ridotto a un’ideologia anticristiana che voleva colpire la fede cristiana nella sua radice abramitica. Anche se questo può essere in parte vero, la sottolineatura di questo solo concetto porta quasi ad una paradossale conclusione: che gli ebrei avrebbero pagato, solo loro per conto dei cristiani, un odio che non li riguardava nemmeno tanto direttamente. E ciò senza menzionare abitualmente i responsabili, complici o silenziosi».

Giacomo Galeazzi, La Stampa, 9 agosto 2009