…memoria
Mogli e buoi dei paesi tuoi. Per non dire dei professori. Che dovrebbero conoscere se non il dialetto, almeno le tradizioni, le usanze, le ricette dei luoghi dove insegnano. In modo da tramandare una conoscenza (non chiamiamola cultura!) sempre più locale. E intanto si perde l’uso della lingua italiana e della storia di come si è fatto il nostro Paese. Durante gli ultimi esami di storia che ho fatto all’Università dove insegno, due studenti, che portavano un programma sul ghetto di Roma, ignoravano cosa fosse il 1870. Sollecitato, uno ha azzardato: “La Repubblica”. La mia generazione queste cose le studiava già alle elementari, magari sbuffando per la retorica nazionalista di cui si ammantavano. Ora non ci sono proprio più. Altro che memorie locali, è la memoria dell’Italia, della sua storia e della sua cultura, che va recuperata.
Anna Foa, storica