Noterelle – In viaggio alla maniera classica

Se qualcuno mi chiedesse di indicare il documento più enigmatico nella storia della Shoah in Italia, avrei poche esitazioni. Indicherei la cartolina che Primo Levi, sulla strada di Auschwitz, il 23 febbraio 1944 da Bolzano riesce a fare avere…

Se qualcuno mi chiedesse di indicare il documento più enigmatico nella storia della Shoah in Italia, avrei poche esitazioni. Indicherei la cartolina che Primo Levi, sulla strada di Auschwitz, il 23 febbraio 1944 da Bolzano riesce a fare avere ad un’amica: “Cara Bianca, tutti in viaggio alla maniera classica – saluta tutti – a voi la fiaccola. Ciao Bianca, ti vogliamo bene”. Poco più di un rigo che richiederebbe un seminario di studi, non una noterella . Come si viaggia in modo classico? E perché la fiaccola? Possiamo trovare una risposta ai nostri dubbi nell’autobiografia della persona cui quella cartolina era indirizzata (Bianca Guidetti Serra, “Bianca la Rossa”, a c. di S. Mobiglia, Einaudi, 2009).
In Italia le memorie di uomini politici, giornalisti e scrittori sono divenute una presenza ingombrante. L’autobiografia è un male dei nostri tempi. Si guarda al passato per fuggire da un presente incerto. La fiera delle vanità ha la sua parte nell’autobiografia di Eugenio Scalfari o Rossana Rossanda. Nelle memorie di Bianca la Rossa il narcisismo è dominato invece dalla serenità con cui le persone intelligenti sanno dire “mi sono sbagliato”. Straordinarie le pagine sull’uscita dal PCI nel 1956 o i ricordi processuali sulla banda Cavallero (con inedita interpretazione del terrorismo in Italia, di cui gli storici dovrebbero tenere conto). Una personalità esemplare, che non ama il conformismo. A tanti anni di distanza dalla Resistenza, senza paura di essere considerata una “revisionista”, con senso di pietas, la coraggiosa partigiana si interroga sui destini che in giovinezza l’avevano separata dalle compagne di scuola divenute ausiliarie repubblichine. Bianca la Rossa non ama invece le Donne in Nero, che sul finire del Novecento l’hanno guidata in un viaggio banale, non-classico in Israele: un soggiorno politicizzato, inconcludente, estraneo al concretismo di chi nel 1971 aveva scoperto e denunciato le schedature Fiat in un libro che Einaudi non ha voluto stampare. Quello delle missioni parlamentari non si può dire un modo classico di viaggiare. Per viaggiare in modo classico è necessario aver vissuto insieme anni importanti “senza troppe debolezze” (p. 244), “entrare a far parte del luogo, trovarne le coordinate” (p. 265). “Passeggiare insieme è il modo per me più naturale di tenere i rapporti con gli amici”: inizia così il capitolo più toccante delle memorie, quello dedicato, appunto, all’ultima passeggiata con Primo Levi.

Alberto Cavaglion