Fumetto – Jetlag, a Tel Aviv non tutti i conigli escono felici dal cappello del mago
Jetlag è una antologia di racconti a fumetti pubblicata dalla Toby Press, editore statunitense specializzato nella pubblicazione di autori israeliani e classici dell’ebraismo, nel 2006 sulla precedente edizioni degli Actus Tragicus, etichetta editoriale dello stesso collettivo che ha illustrato i racconti di Keret.
Le storie che crea Keret si adattano magnificamente al fumetto, soprattutto allo stile degli Actus Comics. L’atmosfera onirica, fantastica, surreale delle storie si presta a essere interpretata e visualizzata dalla creatività di un fumettista, soprattutto degli Actus che, pur avendo stili diversi, hanno in comune la ricerca di una linea non banale o realistica, ma al contrario tesa all’interpretazione del reale. I loro segni richiamano le avanguardie artistiche dell’underground statunitense, Charles Burns, come le esperienze italiane dei Valvoline Comics.
Ogni autore ha una sua impronta, il racconto Margolis disegnato da Yirmi Pinkus, presenta l’amore di un bambino per il suo salvadanaio a forma di porcellino, che il padre vorrebbe rompergli per fargli comprare lo skateboard dei Simpson. Il figlio però gli si è affezionato e li ha dato anche un nome, Margolis appunto. Sullo sfondo il rapporto triste tra i genitori. Lo stile di Pinkus dal tratto spigoloso accompagnato da colori tenui ci introduce nel mondo del bambino dove non tutte le situazioni, i rapporti degli adulti sono comprensibili e dove molte immagini vengono archiviare nella mente, ma comprese solo in età adulta. Si vede la madre che non parla mai e esce la sera con un giovane, una donna anziana che in silenzio assiste alle dinamiche di famiglia, un padre esageratamente presente, di quelli che “faccio vedere io al ragazzo come si fa”.
In HaTrick di Batia Kolton si raccontano le vicende di un mago che realizza piccoli spettacoli di magia nelle case di Tel-Aviv. Il momento decisivo è quando estrae dal cappello magico un coniglio. I problemi nascono quando una volta esce solo la testa del coniglio con tanto di sangue, e una seconda volta il corpo di un bambino morto. Sono evidenti gli effetti di un cambio di immaginario dei bambini che risultano veramente contenti ed eccitati da tutto quel macabro. Una storia che richiama il Grand Guignol parigino. Per questo motivo lo stile di Batia Kolton arricchisce la storia di un tocco di macabro e irreale che rafforza la guignolità della storia. I volti sono maschere di demoni, volti di esseri disumanizzati che perdono la loro umanità per ridere e compiacersi dell’orrore che li circonda. Il quotidiano che non si scandalizza per la morte di un bambino o di un animale, è un quotidiano disumanizzato. Anche in questo caso lo stile completa e arricchisce la storia di Keret.
Anche le altre storie di questa antologia rasentano il macabro o il farsesco in toni neri e tristi. Quasi come piccoli spettacoli di un circo di cui Keret è il direttore artistico e i fumettisti sono gli acrobati, giocolieri, e domatori di un mondo strano bizzarro, come si diceva macabro. Il punto è che il circo di Etgar Keret è uno specchio dove non vogliamo specchiarci, perché apparirebbero i nostri piccoli orrori, ed è uno specchio che, come tutti i veri specchi di un circo, distorce l’immagine che abbiamo di noi stessi per mostrarci quella vera, quella dell’anima.
Questo fumetto ha avuto anche una candidatura al prestigioso premio Will Eisner Comics Industry Award, mentre la stampa mondiale lo ha accolto trionfalmente.
Jetlag, di Etgar Keret & Actus Comics
Andrea Grilli