… Fatah
Il voto unanime con cui, giovedì scorso, il sesto congresso di Fatah, ha votato la mozione che addossa a Israele la responsabilità per la morte del “martire Yasser Arafat”, non mi sembra che sia il sintomo o il segnale di una crescita politica. Quando si va a caccia di capri espiatori convinti che questo consenta di aprire una nuova stagione politica si intraprendono due possibili percorsi. 1) Nel caso in cui si governi su coloro che vengono accusati, si preparano per questi tempi cupi, tali per cui “meglio non essere lì”. 2) Nel caso, invece, che il problema sia recuperare un consenso che non si ha, pensando che prendere in prestito dall’avversario politico interno una parte del suo lessico politico, sia la strada più veloce per ritornare egemoni, non si allestisce né si predispone un futuro politico, ma si decreta la consegna di se stessi al proprio avversario interno.
In politica, come dappertutto, l’alternativa tra la copia e l’originale premia sempre l’originale.
David Bidussa, storico sociale delle idee