…ebraismo
Si è concluso a Gerusalemme il Quindicesimo Congresso Mondiale di Studi Ebraici che ha visto la partecipazione di 2.500 ricercatori da tutto il mondo. È il massimo convegno come numeri ed è tuttora incomparabile per la qualità di molti degli interventi (diciamo non tutti) nei più svariati campi di studio dell’ebraismo come complesso di simboli, di idee e di società. Ci si può chiedere se sia ancora possibile dire qualcosa di nuovo dopo che tanto è stato scritto sul mondo ebraico e le sue emanazioni spirituali, culturali e sociali. I dibattiti di questi ultimi giorni dimostrano come il tema sia in realtà inesauribile grazie all’apporto di nuove scoperte documentarie e di nuovi metodi interpretativi, e ai rinnovati dibattiti su cose già note che si possono sempre rileggere da diverse angolature. Per rimanere nella contemporaneistica, segnalo un acceso dibattito sulla questione se l’identità degli ebrei della diaspora sia primariamente ebraica-nazionale o nazionale-ebraica. Per fare un esempio: Ebrei italiani o Italiani ebrei? Questione non nuova, c’è chi dirà insulsa dato che entrambe le definizioni sono necessarie, complementari, e insufficienti. Ma questo confronto ci rammenta la necessità di collocare lo studio degli ebrei come collettivo e come singoli in un’ottica sia locale-nazionale, sia transnazionale-globale. Su questo punto non solo la ricerca ma anche il discorso comunitario ha ancora molto da dire.
Sergio Della Pergola, demografo Università Ebraica di Gerusalemme