Dudu Topaz, la tragedia di un talento controverso
Centinaia di persone hanno preso parte venerdì ai funerali di Dudu Topaz, il celebre presentatore israeliano morto suicida in carcere che un giornale italiano ha ribattezzato “il Pippo Baudo israeliano”. È toccato al fratello, Micky Goldenberg, ricordare il defunto. “Dudu, non riesco ad immaginare un singolo minuto della mia vita senza te. Nostro padre mi aveva chiesto di proteggerti ed io ho fallito, ma non mi hanno concesso la possibilità di esserti vicino”. Una chiara e polemica allusione al fatto che le autorità giudiziarie hanno sempre respinto gli appelli degli avvocati di Topaz affinché venisse trasferito dal carcere in un ospedale o in un istituto psichiatrico, strutture molto più adatte per ospitare una persona in cagionevoli condizioni fisiche e (soprattutto) psichiche.
Il campanello d’allarme era suonato già all’inizio di giugno quando Dudu aveva provato a suicidarsi una prima volta, iniettandosi in vena una quantità considerevole d’insulina. Era stato salvato in tempo dalla guardia carceraria, ma il suo gesto aveva fatto riflettere. Sarebbe sopravvissuto al carcere ancora a lungo? La risposta non si è fatta
attendere. A causare il suicidio dello showman pare sia stata la consapevolezza di essere uscito definitivamente dal mondo dello spettacolo. Topaz non riusciva a capacitarsi del fatto che lui, la grande star amata dal pubblico, che aveva legato il suo nome al lancio della televisione commerciale in Israele, era stato relegato ai margini
dello star system.
Lo showman, che era stato il conduttore di “Reshut Habidur”, programma comico considerato uno dei maggiori successi della storia del piccolo schermo israeliano, costretto alla pensione. Uno smacco per lui inconcepibile. Così, in un attimo di disperazione, si è tolto la vita. “Avrebbero dovuto concedergli gli arresti domiciliari. Un uomo narcisista e psicologicamente fragile come Topaz, che si rende
conto di essere in una fase declinante, doveva essere assistito ventiquattro ore su ventiquattro”, sostiene Israel Orbach, psicologo israeliano.
“Dudu ha sbagliato, ma non per questo non è stato un uomo buono. Bisogna ricordarlo come tale”, ha detto il suo avvocato. In realtà, Topaz passerà probabilmente alla storia anche come un “pericoloso criminale”, come è stato definito dal Pubblico ministero. Amato dal pubblico, pieno di soldi, di bella presenza era arrivato ad assoldare due sicari affinché bastonassero due produttori televisivi colpevoli secondo lui di non tenerlo in sufficiente considerazione. Tra di loro una donna, aggredita alla presenza del suo bambino. Per questo crimine Topaz sarà arrestato e finirà rinchiuso nella prigione di Ramla, dove resterà fino al momento del tragico epilogo.
L’attacco ai due produttori non è però l’unico episodio negativo della storia di Topaz. Nel 1981, quando era già noto al grande pubblico, destarono scalpore alcune sue dichiarazioni in occasione di una manifestazione del partito laburista a Tel Aviv. Salito sul palco, si felicitò che non ci fossero tra il pubblico ebrei nordafricani, chiamandoli con il termine spregiativo di “ciach ciach”, espressione usata in senso offensivo per definire gli ebrei non europei, nordafricani, yemeniti, persiani, iracheni, eccetera. In pratica il corrispondente israeliano di “terroni” o “niggers”.
Il risultato fu che alle successive elezioni la quasi totalità degli israeliani nordafricani votò per la destra. Nel 1995, invece, preso da uno scatto d’ira, colpì al volto un critico televisivo, colpevole di averlo criticato in un suo articolo. Gli andò abbastanza bene visto che fu condannato a pagare solamente una multa, anche se molto salata. Nel 2003, un altro raptus di violenza. Dudu morse al braccio l’attrice di una soap opera. All’improvviso e senza alcuna motivazione. “Vi prego di salutare Dudu con un applauso. È quello che avrebbe voluto”, ha detto il fratello Micky poco prima della sepoltura. Ma chissà se l’applauso è davvero il modo più appropriato per ricordare un personaggio così controverso.
Adam Smulevich