“Negba – Verso il Mezzogiorno” presentato a Bari il programma del Festival pugliese
Una grande soddisfazione. Una fortissima emozione. Con queste parole il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna ha accompagnato la presentazione oggi a Bari di “Negba – Verso il Mezzogiorno” primo Festival di cultura ebraica che prenderà il via in Puglia nella Giornata della Cultura Ebraica e proporrà per una settimana appuntamenti di arte e approfondimento. A illustrare i contenuti di quest’iniziativa, insieme a Renzo Gattegna, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo; il rabbino Roberto Della Rocca, tra i curatori del programma culturale; Victor Magiar, supervisore del progetto e assessore alla Cultura Ucei; il responsabile del programma artistico Gioele Dix; il presidente della Comunità Ebraica di Napoli Pierluigi Campagnano e sindaci e assessori dei Comuni coinvolti.
Il festival, promosso dall’Ucei e dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo con la collaborazione e il sostegno di sette amministrazioni comunali (Andria, Bari, Lecce, Oria, Otranto, San Nicandro Garganico e Trani), rappresenta un importante recupero della cultura ebraica e della sua storia nell’Italia meridionale e un’occasione di esprimere i valori più profondi ed universali dell’ebraismo.
“Coordinare questo lavoro – ha sottolineato Silvia Godelli – è stato un salto di qualità rispetto alle giornate della cultura ebraica degli scorsi anni. Si tratta di una manifestazione di grandissimo spessore in una regione come la nostra che vede una presenza antica di ebrei e con una quantità di conoscenza e di interscambio che oggi è preziosa, in tempi in cui si ripropongono rischi di discriminazione e razzismo”
“Benvenuti – ha detto il presidente Nichi Vendola – a tutti coloro che rappresentano culture, popoli, storie. Vorrei dire “bentornati”, perché c’è un pezzo che dopo 5 secoli di storia ci è mancato. In Puglia per 4 anni abbiamo ragionato su quello che è stata la Shoah, anche con un’inedita esperienza come il treno della memoria, facendo memoria di eventi cancellati. Il Festival però non sarà un momento di celebrazione della memoria, ma un momento di ricostruzione. Averlo organizzato qui è un punto di onore politico, è forse la scelta più politica della mia amministrazione, in un’epoca in cui tornano fantasmi dell’intolleranza e del razzismo. I nostri 800 km di cosa significano però un’apertura al meticciato culturale e narrano la nostra regione con la sua vocazione millenaria all’accoglienza”.
“L’obiettivo – ha sottolineato Victor Magiar – è di dare vita con Negba a un evento di rilevanza nazionale ed internazionale che riaffermi il ruolo della cultura come luogo di incontro fra tradizioni diverse, caratterizzata dal multi territorialismo e dal multilinguismo, in una terra che ha visto la cultura ebraica incontrare e scambiare con le culture ellenistica, arabo-islamica ed europea, divenendo nei fatti un esempio per la contemporaneità”.
Le Comunità ebraiche, presenti e numerose in Puglia fin dai tempi di Roma furono condannate al dissolvimento e scomparvero totalmente e repentinamente nei primi anni del XVI secolo come conseguenza della promulgazione e dell’applicazione nel Regno di Napoli delle spietate regole e norme imposte dall’Inquisizione spagnola. Ma di questa realtà esistono tracce e prova inconfutabili che si accompagnano, in questi anni, a una vivace rinascita dell’ebraismo.
“Il Festival Negba – ha concluso Gattegna – è frutto del progressivo incremento di collaborazione, a vari livelli, dal quale è scaturita la volontà e la determinazione di rompere il lungo silenzio che, per troppo tempo ha riguardato la storia della presenza ebraica nel Meridione d’Italia”. “Alla riscoperta e alla valorizzazione di questa realtà – ha concluso – abbiamo voluto attribuire un significato che travalica l’aspetto storico-culturale, legato al passato, e abbiamo concepito un’iniziativa moderna, attuale, proiettata verso il futuro e finalizzata anche a lanciare un messaggio di speranza, di segno opposto a quello catastrofistico, che viene così spesso evocato, che prevede un’umanità sempre più dilaniata da conflitti di civiltà e da guerre di religione”.
Daniela Gross