…influenza A

Un paio di guanti di lattice usati abbandonati a terra davanti ad una chiesa. Il funerale nella chiesa deserta, con la madre e altri due parenti che seguono il rito dal fondo della navata. I necrofori che reggono la bara con il viso coperto dalla mascherina. Solo il prete osa avvicinarsi alla bara. Sembra la Milano della peste del Manzoni, ma è quanto successo ieri a Secondigliano, per le esequie del primo morto in Italia di influenza A. Poco importa che l’epidemia non si trasmetta attraverso gli oggetti, quali una bara di legno. Non importa ciò che dice la scienza. E’ il panico, l’immagine è quella antica degli untori. E di fronte al panico, pietà l’è morta. Non una notizia da prima pagina, certo, ma un pesante segnale d’allarme, che ci inquieta, come tutto ciò che nasce dalle paure collettive e che le nutre, in un circolo infernale da cui la razionalità e il buon senso non sono mai finora riusciti a difenderci.

Anna Foa, storica