Negba – Trani, la sfida demografica

Nel suggestivo spazio del Castello Svevo di Trani, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, il rav Scialom Bahbout e lo storico David Bidussa, hanno approfondito il tema del rapporto tra demografia ed ebraismo, particolarmente significativo in Puglia, dove stiamo assistendo a un rinascere dell’ebraismo (nell’immagine da sinistra: Claudia De Benedetti, David Bidussa e Scialom Bahbout).
L’incontro, coordinato da Emanuele Ascarelli, direttore del dipartimento Informazione e relazioni esterne (Dire) dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, inizia con alcune domande del pubblico, particolarmente curioso e partecipativo. Fra queste: che cosa si intende per demografia? La demografia è quella scienza che studia come si incrementa un gruppo; ma un gruppo, e di conseguenza la demografia, non possono ridursi a un fatto puramente numerico, poiché esse hanno a che fare innanzitutto con un fenomeno storico-sociale.
Per questo, spiega Bidussa, un punto di vista che sia solo quantitativo si rivela perdente alla sfida demografica; piuttosto, visto che un gruppo è l’insieme di relazioni del sistema ‘mondo’ che gli individui raccolgono nella propria testa, sono proprio queste relazioni a tenere in vita il gruppo stesso. Bidussa lancia così la sua idea: un gruppo per esistere non deve solo sopravvivere, ma vivere malgrado la storia; non deve guardarsi solamente come numero, ma deve saper vivere, accettando la sfida di inserirsi nei processi storico-sociali e ciò si concretizza nel saper portare con sé una “valigia”, e saperla anche aprire nel corso del tempo. Di fatto questo significa che il popolo ebraico potrà attraversare la storia se saprà porsi come un gruppo che gode di un sistema comunitario in cui il matrimonio misto non diventa lesivo, in cui esistono validi sistemi di comunicazione e si parla o si conosce la lingua ebraica.
Proprio sul tema della lingua interviene il rav Bahbout, che facendo notare la presenza dell’artista Tobia Ravà fra il pubblico, lo prende ad esempio per dire che egli costruisce le proprie immagini proprio a partire dalle lettere ebraiche: un popolo, un gruppo, per vivere non deve solo resistere, ma deve saper dire qualcosa. Il tema della creatività diventa allora importante se non centrale, così come il risveglio degli ebrei pugliesi potrà costituire un fenomeno di grande novità e creatività per l’ebraismo italiano: non si tratta solamente di riaprire le sinagoghe dimenticate, ma di costruivi sopra e ogni giorno, una nuova identità ebraica. Questo presuppone un grosso lavoro, che coinvolge tutti: ebrei lontani e vicini, ebrei pugliesi e italiani, rabbini e laici, istituzioni e singoli, ebrei e non ebrei.
Claudia De Benedetti fa così notare quanto sia importante, soprattutto nei giovani, saper parlare una lingua comune e viva: infatti, le iniziative che negli ultimi anni hanno riscontrato maggiore successo, sono quelle che hanno saputo incontrare le persone su un piano apparentemente molto semplice, ma particolarmente comunicativo e ricco di intrecci culturali, come canti e balli, teatro o concerti di musica, come è avvenuto in Puglia in questi giorni grazie all’abile musicista Francesco Lotoro, nonché uno degli ebrei pugliesi che hanno determinato questo risveglio culturale e religioso nella regione, a cui Claudia De Benedetti porge un ringraziamento particolare, o addirittura come i tornei sportivi. Un ebraismo vivo e intriso di relazioni, piuttosto che memore di un passato perduto, diventa la vera guida e sfida per il proprio avvenire: di Shoà, ad esempio, ieri non si è fatto quasi alcun cenno.

Ilana Bahbout