Negba – Magiar: “Il Festival ha aperto le porte sul Mediterraneo”
“La decisione di riproporre e istituzionalizzare il Festival della Cultura Ebraica in Puglia da parte dell’amministrazione regionale rappresentata da Nichi Vendola è una misura significativa del successo di questa iniziativa.” Victor Magiar, assessore alla Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e anima organizzativa di questo evento si concede un attimo di respiro alla chiusura della lunga maratona del Festival della Cultura Ebraica in Puglia che si è svolto dal 6 al 10 settembre. Un grande sforzo organizzativo per l’Unione delle Comunità Ebraiche e per la Regione Puglia che con impegno ha deciso di sperimentare una politica culturale che abbia come centro focale il Mediterraneo.
Sette le città coinvolte, cinque concerti, un filmato, due mostre, visite guidate, undici conferenze in un impegnativo viaggio che si è snodato lungo tutta la realtà pugliese disseminata di testimonianze ebraiche antiche e nuove. Ecco un primo, veloce bilancio.
Allora, quali sono le prime impressioni a caldo?
Il successo del Festival è stato ben evidente ed è andato oltre tutte le nostre aspettative. Nonostante le difficoltà di carattere tecnico che abbiamo affrontato con grande impegno e non poca fantasia, siamo riusciti a realizzare un esperimento che, se sarà riproposto in Puglia o in altre parti d’Italia, potrà contribuire a modificare la percezione che si ha degli ebrei nel nostro paese.
Quali sono gli obbiettivi con cui questo festival è stato concepito?
Uno degli obbiettivi fondamentali è stato mostrare il lato solare, creativo e direi anche gioioso della cultura ebraica nel suo insieme, spezzando il meccanismo stereotipato che associa il mondo ebraico prevalentemente a vicende drammatiche o tragiche. E anche questo mi sembra un obbiettivo centrato: presentare il contributo ebraico alla cultura italiana e universale.
Ma che cosa si voleva trasmettere esattamente?
Incrementare e diffondere un’immagine positiva e propositiva dell’ebraismo è un nostro decisivo compito istituzionale che può dare frutti importanti in un futuro anche immediato. Il nostro contributo al dibattito culturale attuale del nostro paese è stato offrire, nell’era della globalizzazione e della precarietà, l’esperienza ebraica come esperienza paradigmatica del saper incontrare gli altri senza perdere sé stessi.
Lucilla Efrati