Macellazione rituale: facciamo chiarezza
Una ferma reazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha fatto seguito alla pubblicazione sul quotidiano Liberazione del 17 settembre 2009 di un intervento dedicato alla macellazione rituale e alla sofferenza animale (“La macellazione rituale e il dovere di evitare ulteriori sofferenze inutili”) contenente gravi elementi di falsità e distorsione. Con una lettera indirizzata al direttore della pubblicazione, il Consigliere Gadi Polacco, cui è assegnata la delega alla kasherut, ricorda che “un tema così delicato – sul quale esiste ormai una imponente documentazione prodotta anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica – non può essere esaurito nello spazio di una lettera”. Ma anche che è necessario “fare chiarezza su alcuni aspetti che mi risultano confusi. La ‘kasherut’ è la norma che regola esclusivamente l’alimentazione ebraica; la macellazione rituale ebraica (schechità) ha proprio lo scopo di evitare sofferenze all’animale”.
“E’ altresì errato e anche disinformante, correlare alla macellazione rituale ebraica l’affermazione secondo la quale l’animale “deve rimanere cosciente fino alla fine dell’agonia”. E’ proprio opposto lo scopo.
“La macellazione ebraica rituale può essere svolta esclusivamente da personale addestrato in maniera specifica e rigorosa, solo nei centri di macellazione autorizzati dall’autorità pubblica e forniti delle adeguate strutture previste, dalla legge vigente.
“Per evitare quindi possibili, seppur involontarie, confusioni con quanto descritto nell’articolo in tema di macellazioni effettuate in proprio e da persone non preparate in materia, ciò è da escludersi
categoricamente per quanto attiene all’ebraismo.
“Il riferimento alla macellazione islamica è poi un altro aspetto foriero di possibile confusione, se non di pregiudizio. Le pratiche di macellazione “fai da te”, in “luoghi di fortuna” e con tecniche “casalinghe”, non credo infatti siano aderenti ad una presenza islamica ormai strutturata anche in Italia, bensì la conseguenza di ancora non sufficiente integrazione,almeno in alcuni ambiti.
“Inoltre le rigorose verifiche effettuate secondo le norme ebraiche prima della macellazione (altre avvengono dopo) per accertare ad esempio l’integrità dell’animale, sono poi la riprova di una preoccupazione che prende in considerazione anche il trattamento subìto dall’animale nelle fasi precedenti e che deve essere improntato al massimo rispetto. Cosa che spesso sfugge al consumatore finale dinanzi ad un banco di macelleria”.