teshuvà…

La decade con cui si apre il nuovo anno ebraico coincide con gli Aseret Jemè Teshuvà, i dieci giorni di teshuvà, culminanti nel giorno di Kippùr. Ritornare, riparare, rimettere in discussione: la teshuvà è un po’ tutto questo. In un primo momento riguarda evidentemente il rapporto che ciascuno stabilisce tra se stesso e i propri errori; ma, fondamentalmente, la teshuvà va ben oltre il problema del peccato, del giudizio che ciascuno nutre su ciò che ha fatto o non ha fatto. Il vero problema non può limitarsi alla contabilizzazione delle proprie colpe. Nella visione ebraica, peccare non significa soltanto commettere un’infrazione ma, piuttosto, mancare a se stessi, allontanarsi dall’obiettivo. A questo proposito un insegnamento rabbinico sostiene che in questi giorni l’uomo viene giudicato non tanto per ciò che ha fatto, quanto per ciò che non ha fatto, e che, invece, avrebbe potuto fare.

Roberto Della Rocca, rabbino