Un capodanno nel sottoscala
Un sottoscala non è il luogo migliore per tenere le funzioni religiose, eppure la celebrazione di Rosh haShanà svoltasi nel sottoscala della sinagoga di Pisa è stata intensa, piacevole, partecipata. Si respirava un’atmosfera diversa – mi è parso – da quella instauratasi immediatamente dopo il crollo del tetto, con la conseguente inagibilità della sinagoga. Se prima prevaleva il dolore ed una certa attitudine al pessimismo, il vedere in questi giorni l’edificio sinagogale già pronto per gli imminenti lavori ha dato comunque serenità al piccolo gruppo ebraico pisano, come sempre integrato dagli iscritti provenienti dalla alta costa tirrenica (Viareggio e Carrara soprattutto) e da turisti stranieri. Infatti, ed è la prima volta che succede, se i danni sono stati ingenti, le risorse per fronteggiarli non mancano, grazie alla sensibilità dell’Unione delle Comunità Ebraiche e agli stanziamenti della legge n. 175/2005, volta alla salvaguardia del patrimonio culturale ebraico (che speriamo possa essere rifinanziata anche per i prossimi anni). Il problema che si è verificato nel tetto esige interventi radicali e urgenti ma non mancano dunque le risorse (economiche e umane) per affrontarli. Questa serenità mi sembra abbia permeato l’atmosfera solenne e festosa del capodanno.
La cerimonia di zeved ha-bat di una bimba appena nata, che è stata così “ufficialmente” presentata alla comunità, nel sottoscala brulicante (non capita spesso) di bambini, ha infuso ulteriore ottimismo per affrontare meglio i lunghi mesi dei lavori, nei quali mi auguro che la piccola ma vitale comunità sappia trovare la forza (e i luoghi) dove proseguire le proprie attività, con la costanza che da sempre la caratterizza.
Valerio Di Porto, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane