Sukkot…

“Ed avverrà che chiunque sarà rimasto fra tutti i popoli che si erano riuniti contro Yerushalaim, salirà ogni anno a prostrarsi al Re, Signore delle schiere e a festeggiare la festa di Sukkot” (Zecharyà 14:16). “Tutto Israele si radunò per la festa (Sukkot) presso il re Shelomò, nel mese di Etanim cioè il settimo mese (Tishrì)” (I Re 8: 2). “Shelomò celebrò in quel tempo la festa (Sukkot) e con lui tutto Israele …
davanti al Signore D-o nostro, per sette giorni ed altri sette giorni…Nell’ottavo giorno (Sheminì ‘Azeret) congedò il popolo…”(I Re 8:65-66). Sukkot, sia secondo i riferimenti biblici sia secondo quelli post-biblici, è la festa che coincide con l’inizio della costruzione del Tabernacolo prima e l’inaugurazione del Bet ha-Mikdash poi. Nella haftarà letta il primo giorno di Sukkot, le parole del profeta Zecharyà annunciavano che il Bet ha-Mikdash ricostruito (il secondo) sarà onorato, con il pellegrinaggio a Yerushalaim nella festa di Sukkot, anche dai popoli che hanno contribuito alla sua distruzione. In quella del secondo giorno (solo in diaspora) si è letto della fine dei lavori di costruzione del primo Bet ha-Mikdash e che il re Shelomò radunò tutto il popolo per la festa di Sukkot. In quella che leggeremo di Sheminì ‘Azeret (anch’essa solo in diaspora), è scritto che il re Shelomò iniziò i festeggiamenti una settimana prima di Sukkot e li concluse il giorno di Sheminì ‘Azeret. Un midrash racconta che quando il re Shelomò decise di costruire il Bet Hamikdash, le Tribù litigarono tra loro perché ognuna voleva averlo sul proprio territorio. Il Signore allora disse: “perché litigate, non siete forse tutti figli di Ya’akov/Israel? Tuttavia, siccome avete partecipato alla vendita di Yosef, e Binyamin fu l’unico a non parteciparvi, il Tempio sarà costruito sul suo territorio. Un’altra spiegazione suggerisce che il Tempio è stato costruito nel territorio di Binyamin perché egli fu l’unico dei figli di Ya’akov a nascere in Erez Israel. Infatti, tutti i figli di Ya’akov nacquero in Mesopotamia e anche Efraim e Menashè, che nel computo delle dodici tribù sostituirono Giuseppe e Levy, nacquero in diaspora in Egitto. Le spiegazioni che motivano la scelta del territorio di Binyamin ci offrono alcuni elementi su cui ulteriormente riflettere: 1. sulla nostra forza/volontà di distinguerci e di non associarci, anche se fossimo i soli, ad una maggioranza votata alla profanazione della Torà; 2. sulla nostra forza/volontà di cominciare a ragionare seriamente sul fatto che, se non i nostri figli magari i nostri nipoti, o almeno i nostri pronipoti, possano nascere in Erez Israel. Se ci miglioreremo in questo senso, forse un giorno si potrà rivivere quella gioia che la Mishnà, così malinconicamente, ricorda: “…chi non ha vissuto la gioia del Bet ha-Shoevà (cerimonia del prelievo dell’acqua dalla fonte di Shiloach che serviva per la libagione sull’altare), non vivrà mai una gioia simile in vita sua” (Sukkà 5:1). Shabbat Shalom e Moadim le-Simchà

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova