Rav Carlebach…

E’ passato sotto silenzio, almeno da queste parti, il quindicesimo anniversario della scomparsa di rav Shlomo Carlebach. E’ stato un personaggio incredibile, che ha segnato con la sua produzione musicale un’intera generazione (basti pensare all’impatto di sue melodie popolari come l’ essa ‘enai o weaer ‘enenu). Era nato in Germania nel 1925 da una famosa famiglia rabbinica, che riuscì ad approdare negli USA prima della Shoà. Fece studi rabbinici in scuole prestigiose, segnalandosi per doti eccezionali, e quando decise di abbandonare l’attività rabbinica di puro studio in favore della sua vocazione di “outreach”, basata sul richiamo musicale, i suoi maestri non lo approvarono. Riuscì a integrare, o perlomeno produrre una strana sintesi tra le ondate culturali delle giovani generazioni americani (come gli hippies) e il chassidismo, che considerava meritevole di tiqqun, riparazione, prima ancora delle ideologie del suo tempo. Condusse una perenne esistenza di nomade, alla continua ricerca, in un misto di ortodossia e irregolarità. Ricordo ancora le sue telefonate notturne (dopo la mezzanotte) quando gli capitava di passare per Roma. Personaggio controverso, di lui è stato detto che non l’ha capito nessuno, ma in realtà il primo a non capirsi era proprio lui.

Riccardo di Segni, rabbino capo di Roma