Vent’anni dalle Intese – Il discorso del presidente Renzo Gattegna “L’Intesa: il riscatto degli ebrei italiani dopo gli anni della Guerra”

Cari Amici,
per gli ebrei italiani celebrare la sottoscrizione e il recepimento dell’Intesa nell’ordinamento giuridico italiano, significa anche e soprattutto celebrare la Costituzione repubblicana di cui l’intesa è attuazione. Se per tutti gli italiani l’entrata in vigore della Costituzione ha comportato il definitivo passaggio del Paese dalla forma monarchica a quella repubblicana, la fine della dittatura e l’approdo alla libertà e alla democrazia, per gli ebrei italiani il significato e gli effetti sono stati ben più profondi e importanti in quanto la riconquista della libertà ha seguito la fine del periodo più tragico della loro storia e la salvezza da quel genocidio scientemente pianificato ed attuato che chiamiamo Shoah.
Ma non è possibile comprendere in pieno l’umiliazione, la rabbia e anche l’incredulità con la quale gli ebrei subirono l’emanazione e l’applicazione delle leggi razziste del 1938, se non si ricorda la generosità e l’altruismo con i quali essi avevano partecipato alla costruzione dello Stato unitario, di cui erano una componente essenziale, combattendo nelle guerre risorgimentali e nella Guerra Mondiale. Proprio per questo gli ebrei sentirono di essere stati traditi da quello stesso Stato che appunto avevano contribuito a costruire e che nel giro di pochi anni divenne loro persecutore li degrado dal rango di cittadini a quello di persone discriminate, braccate e senza più diritti, neanche quello di vivere, di esistere.
La Costituzione apparve quindi come la codificazione del riscatto e della reintegra nella piena titolarità dei diritti fondamentali. Poi trascorsero altri 40 anni prima che si realizzassero le condizioni per l’attuazione dell’ultima parte dell’art.8 che, riferendosi alle confessioni religiose diverse dalla cattolica prevede che i loro rapporti con lo Stato siano regolati, per legge, sulla base di Intese.
Questa disposizione insieme a quella contenente nel primo capoverso dell’art. 3 che sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità” sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali, contiene in poche parole la definizione e la descrizione dello Stato libero democratico e laico.
Il grande lavoro e l’altissimo compito che furono chiamate a svolgere le commissioni giuridiche incaricate di preparare il testo dell’Intesa, che reso molto arduo dalla necessità di regolare armonicamente i rapporti tra uno Stato libero e moderno e le comunità ebreiche, fedeli a una legge antica e ad una tradizione millenaria.
Ulteriore complessità derivava dalla necessità di rendere compatibile due diversi ordinamenti, quello statale e quello ebraico, dei quali il secondo pur definito dalla Costituzione “confessione religiosa” è una realtà complessa, fatta di religione, di tradizione, di storia di cultura di organizzazione etica della vita di tutti i germi.
Le commissioni giuridiche trovarono una brillante soluzione, scavando nelle lontane origini storiche e nelle antichissime tradizioni e coniarono la bellissima definizione che si trova nell’articolo 17: “Le comunità ebraiche, istituzioni tradizionali dell’ebraismo in Italia, sono formazioni sociali originarie, organizzate secondo la legge e la tradizione ebraiche…”.
In questa occasione sento il dovere e desidero ricordare i nomi e rinnovare espressioni di gratitudine verso i componenti delle Commissioni giuridiche che furono così composte:

– Per lo Stato italiano
il professor Francesco Margiotta Broglio – presidente
il professor Cesare Mirabelli
il professor Carlo Cardia
il prefetto Aldo De Filippo
la dottoressa Mariella Oliva

– per l’Ucei
l’avvocato Guido Fubini
l’avvocato Vittorio Ottolenghi
il professor Giorgio Sacerdoti
l’avvocato Dario Tedeschi

Un importante contributo venne anche dal professor giuliano Amato, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutti lavorarono animati da reciproca stima e hanno reso un grande servizio sia all’ebraismo italiano che all’Italia, ispirati da spirito di collaborazione e guidati dalla loro intelligenza e dalla loro profonda preparazione culturale e giuridica. Concludo con una breve citazione del bellissimo “Preambolo” che in realtà è parte integrante e fondamentale dell’Intesa:
“La Repubblica italiana e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane considerato che la Costituzione riconosce i diritti fondamentali delle persone umane e le libertà di pensiero, di coscienza e di religione, […..]
considerato che tali principi universali sono aspirazione perenne dell’ebraismo nella plurimillenaria tradizione convengono che le disposizioni seguenti costituiscano Intesa fra lo Stato e la confessione ebraica ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione”
Sono parole così belle semplici e inequivocabili che ogni commento appare superfluo.

Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane