Questioni di fiuto, fra sacro e profano
Tra le curiosità di questa settimana c’è stata la pubblicazione dei diari di Claretta Petacci di cui i giornali hanno riportato dei brani sulle ossessioni antisemite e le pulsioni sessuali di Mussolini. I due vizietti si associavano con strani risultati; ci fu una volta in cui l’aspirante Duce fece tilt ma scaricò la colpa sulla sua amante ebrea: “Non potevo per l’odore terribile che hanno addosso. Forse dipende dall’alimentazione”. Anche ammettendo per assurdo la logica mussoliniana, chissà se la Margherita Sarfatti, non molto selettiva a letto, fosse invece così rigorosa nella kasherut a tavola. Le stranezze di questo racconto si accentuano per contrasto con la coincidenza della parashà di questo Shabbat, dove c’è una speciale attenzione al tema dell’odore e del profumo. Per assumere le sembianza del fratello Esav e carpire la benedizione paterna, Yaaqov si veste con le pelli di una capra. Il padre cieco le annusa e dice “il profumo di mio figlio è come quello del campo benedetto dal Signore”. Ora,se c’è qualcosa che manda cattivo odore, è proprio la pelle di capra. Di qui tutta una serie di interpretazioni simboliche in cui la tradizione allarga le prospettive e sottolinea le allusioni sacre del racconto. C’è odore e odore, e c’è modo e modo per valutarlo. Benedetto Colui che separa tra sacro e profano.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma