Qui Roma – “La mia famiglia” al Kolno’a Festival

“Il nostro orgoglio risiede nell’aver contribuito a migliorare un aspetto culturale della città di Roma e non solo, portando il cinema d’autore e di intrattenimento israeliano a Roma, grazie a film presentati rigorosamente in lingua originale sottotitolati”. Così la giornalista Ariela Piattelli e il critico cinematografico italo-israeliano Dan Muggia, direttori del Pitigliani Kolno’a Festival, la rassegna di cinema ebraico e israeliano giunta quest’anno alla settima edizione e tenutasi nel verde di Villa Borghese presso le due sale della Casa del Cinema. In cinque giorni di festival, più di tremila spettatori, 35 proiezioni pomeridiane e serali, 4 sezioni “tematiche” non competitive, 8 ospiti israeliani tra registi e attori. “Un vero successo – sottolineano i direttori – frutto del lavoro di un anno, di viaggi in Israele e attraverso i festival internazionali alla ricerca dei migliori film, documentari, cortometraggi del cinema israeliano. Cinema che sempre più, anche grazie alla manifestazione che propone il Pitigliani, si fa conoscere al pubblico di tutto il mondo”.
Tra i tanti film proiettati, “La mia famiglia”, che nella sua semplicità indica una delle tante possibili strade attraverso le quali è possibile trasmettere alle future generazioni la memoria delle proprie radici. Ed è proprio dalle radici intese in senso metaforico che fisico che partono le prime immagini.
Ai romani, specialmente ai non più giovani, questo film parlerà in modo particolare. I protagonisti, sono una famiglia molto conosciuta nella comunità, almeno fino al momento della loro alya. Un intenso ed emblematico percorso fisico e psicologico che attraverso diverse tappe fornisce gli elementi per la comprensione di una delle tante storie di ebrei italiani. La famiglia Portaleone-Tedeschi ci conduce per mano nelle piccole intrecciandosi nella Storia: dalla assimilazione post-emancipazione, continuando per le leggi razziste del 1938, le fughe dai nazisti negli anni 1943-44, fino alla liberazione di Roma nel 1944.
Un film che –si sente- nasce con l’intento di far conoscere ai nipoti, specialmente a quelli del ramo israeliano della famiglia, ricordi, vicende, piccoli e grandi avvenimenti che hanno costituito il terreno in cui è germogliata, cresciuta e si è sviluppata la identità dei nonni. Una bella storia, in particolare per tutti coloro che sono stati – loro malgrado – privati dei ricordi di famiglia. Ma, questa davvero, è un’altra storia.

Sira Fatucci