Qui Torino – L’impegno a salvaguardia dei beni culturali

La presentazione presso la Comunità Ebraica di Torino del volume “Parole, immagini, oggetti e architetture delle sinagoghe piemontesi”, curato dagli architetti Franco Lattes e Paola Valentini, è stata uno spunto per una riflessione sullo stato della conservazione e degli studi sui beni culturali ebraici in Piemonte. La prima a intervenire sull’argomento è stata Lucetta Levi Momigliano, storica dell’arte e conservatrice del castello di Masino che ha sottolineato l’importanza del libro e come esso dia la possibilità a ogni lettore di trovare un percorso personale al suo interno. L’ esperta ha guidato il pubblico in sala alla scoperta di una parte di storia della famiglia Diena di Carmagnola, da cui discende l’architetto Franco Lattes, ricostruita tramite le iscrizioni presenti su due ketarim di proprietà dell’Archivio Terracini di Torino e le cui copie sono esposte presso la mostra permanente di Carmagnola. Non è solo il valore artistico degli oggetti a dover attirare la nostra attenzione ma anche il loro valore documentario, la storia che ci possono raccontare. Il Professor Luciano Re, docente di restauro al Politecnico di Torino, ha portato la discussione verso una riflessione sugli spazi sinagogali nei ghetti. Lo spazio chiuso in cui erano costretti a vivere gli ebrei, racchiudeva un mondo cosmopolita e dal grande fascino, modello di integrazione dei valori.
La sinagoga rappresentava, oltre che un luogo di culto, il luogo di svolgimento della vita sociale comunitaria.
Il Professore ha tenuto a sottolineare l’ottimo intervento di restauro conservativo che si sposa al meglio con gli inserimenti dei nuovi elementi architettonici, l’importanza della mostra di Carmagnola che risiede nella comunicazione a un pubblico variegato, non costituito da soli ebrei, il valore e la ricchezza della tradizione ebraica.
L’intervento di Rav Alberto Somekh si è concentrato sui cartigli dedicatori presenti alle pareti della sinagoga di Carmagnola. Si tratta di cartigli settecenteschi in stucco con iscrizioni in ebraico che svolgono una triplice funzione: decorativa, parenetica e dedicatoria. La prima nasce dalla limitazione dell’uso di figure umane a cui sono sottoposti gli ebrei, le lettere dell’alfabeto ebraico divennero un motivo ornamentale sostitutivo.
La funzione parenetica era svolta dalla scelta dei brani delle iscrizioni che dovevano influenzare una riflessione religiosa e spirituale. Infine la funzione dedicatoria, compiuta grazie ad accorgimenti di grande fascino. La dedica, narra Rav Somekh, era spesso nascosta all’interno dell’iscrizione, di cui a prima vista si intuiva il solo carattere parenetico. A un secondo sguardo il lettore poteva accorgersi che alcune lettere venivano riportate in caratteri di maggiore grandezza, unendo le lettere con questa peculiarità si otteneva il nome e a volte le generalità, della persona a cui era dedicato il cartiglio. La riflessione dell’architetto Franco Lattes ci riporta al tema del restauro architettonico dei luoghi ebraici. Il restauro di Carmagnola rappresenta un momento importante di rivalutazione del patrimonio artistico ebraico piemontese, un lavoro che si è svolto nell’arco di vent’anni, dal primo sopralluogo per la constatazione dello stato dell’edificio, svoltosi in un momento in cui non c’era ancora l’interesse odierno per i beni ebraici. L’intenzione degli architetti Franco Lattes e Paola Valentini, grazie al restauro di Carmagnola, è quella di tenere viva l’attenzione sul problema della diversità e sottolineare come l’alterità sia un elemento prezioso contro l’intolleranza. La mostra non voleva essere un esempio di archeologia dell’ebraismo, ma testimoniare l’attualità e la vitalità del pensiero ebraico, oltre all’importanza artistica dei beni culturali ebraici.
A chiudere la serata è stato il Presidente della Comunità Ebraica di Torino, Tullio Levi, che ha reso partecipe il pubblico delle attività di recupero che la Comunità torinese svolge da anni sui beni culturali ebraici. Cuneo, Mondovì, Asti, Alessandria, Cherasco, Saluzzo sono tutte città le cui sinagoghe sono state restaurate o in cui sono in atto i lavori. Un impegno imprescindibile per mantenere la memoria e la vita nei luoghi ebraici.

Sharon Reichel