Qui Roma – Maurizio Michele Raffa, Giusto d’Israele tra le nazioni
Monsignor Maurizio Michele Raffa è stato insignito oggi del titolo di Giusto d’Israele tra le Nazioni. La cerimonia si è svolta nella chiesa di S.Giovanni dei Genovesi, a Roma, a due passi dall’antico Ghetto ebraico. A ritirare la massima onorificenza dedicata a coloro che, come il monsignore, hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dalla foga devastatrice nazi-fascista, è stato il nipote, Maurizio Raffa (lo stesso nome di suo zio). Il monsignore è infatti scomparso all’età di 51 anni, nel 1957. Alla cerimonia hanno partecipato, fra gli altri, l’ambasciatore d’Israele Ghideon Meir, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il rav Vittorio Della Rocca, Margherita Di Castro, membro della famiglia ospitata e salvata nella chiesa, e il monsignor Cereti, che ha introdotto e coordinato gli interventi.
“Chi salva una vita salva il mondo intero”, questa una delle affermazioni contenute nel Talmud, è proprio attorno a questa frase che hanno ruotato gli interventi di tutti. “L’evento che ci apprestiamo a celebrare oggi è un esempio chiaro di quell’atteggiamento di fratellanza e accoglienza che conventi come questo hanno avuto in quel periodo buio della storia italiana”, così il monisgnor Cereti ha affermato nel corso del suo intervento.
All’affermazione di Cereti ha fatto eco l’intervento del Presidente Gattegna che ha ricordato come anche i suoi famigliari si salvarono grazie all’ospitalità e al rifugio offerto in un convento di religiose nella zona di piazza di Spagna. Gattegna ha ricordato anche il sentimento di stupore e incredulità di coloro che vissero in quel periodo storico, e che spinti da quei sentimenti non reagirono nascondendosi o scappando, non presero alcuna precauzione e persero così la possibilità di avere salva la vita.
Il Presidente Riccardo Pacifici invece ha voluto cogliere e far riflettere sul significato di eventi come questo: “Chi salva una vita, salva il mondo intero – ha ribadito Pacifici – e oggi fra noi l’esempio manifesto di questo detto, la famiglia Di Castro fu ospitata e salvata dalle persecuzioni, oggi, quella famiglia, grazie all’alto senso di giustizia del Monsignor Raffa, ha dato i suoi frutti, qui ci sono i figli e i nipoti di quella che allora era solo una piccola famiglia, e perciò, chi salva una vita salva l’umanità intera”. Pacifici nel suo discorso ha voluto toccare anche un altro argomento, qualcosa su cui forse si riflette troppo poco: “Le vittime della Shoah non sono solo quelle morte nei campi di sterminio e durante la guerra, ci sono altre vittime spesso dimenticate o di cui non si tiene conto in quel numero ‘6 milioni di ebrei morti’. Sono coloro che non solo prima ma soprattutto dopo la guerra, per dimenticare gli orrori di quel periodo si sono allontanati, hanno rinnegato le loro origini. Queste perdite si sono aggiunte alle 6 milioni di vittime del nazismo”.
Dopo gli interventi dei presidenti è avvenuto il conferimento dello Stato israeliano per mano dell’ambasciatore Ghideon Meir: “Israele si è assunto il dovere di ricordare e far ricordare le vittime delle persecuzioni razziali e coloro che si adoperarono per evitarle – ha affermato l’ambasciatore – Nell’atto di fondazione dello Yad Vashem è scritto che la medaglia di Giusto tra le nazioni deve essere conferita secondo i seguenti tre principi: il Giusto deve aver salvato uno o più persone ebree, rischiando la propria incolumità, e non deve aver ricevuto compensi per questo. Sono poche le persone in Europa che possono riconoscersi in questi principi, sono poche le persone in Europa che salvarono a rischio della propria vita, la vita degli ebrei perseguitati, ma Monsignor Raffa è di certo una di queste persone”.
Il nipote, fiero e orgoglioso delle gesta di quel suo parente, ha ricevuto in quel momento il certificato e la medaglia di Giusto per il monsignor Maurizio Michele Raffa. A concludere gli interventi e la celebrazione è stato un intervento di Margherita Di Castro, membro della famiglia salvata, che ha ricordato la paura di quel periodo e la protezione ricevuta dal monsignore.
Valerio Mieli