cambiamento…

“E vide Giacobbe il volto di Labano che non appariva a lui più come una volta. E allora l’Eterno disse a Giacobbe: torna subito alla terra dei tuoi padre e alla tua patria e Io sarò con te” (Genesi 31, 2-3). Quando Giacobbe uscì da Beer Sheva fece il sogno di una scala piantata in terra con l’estremità che raggiungeva il cielo; il Signore era in cima alla scala e gli angeli salivano e scendevano da essa. Dopo anni di permanenza presso lo zio Labano, Giacobbe fa un secondo sogno: alza gli occhi e vede caproni da monta striati, punteggiati e maculati. Un angelo gli appare in questo nuovo sogno e gli dice di essere lo stesso di Bet-El – luogo del sogno della scala – e che ha visto cosa gli ha fatto Labano. In realtà, Labano non aveva fatto null’altro che essere se stesso. La perdita dell’identità ebraica, preoccupazione ricorrente nella nostra storia, può essere forzata, volontaria o riflessa. Ciò che è accaduto a Charan al nostro patriarca, che vide trasformati addirittura i suoi sogni, è l’esempio di un’assimilazione “asintomatica” ma, al tempo stesso, ci fornisce un parametro importante per configurare il nostro livello di attenzione al riguardo: a volte, quando non si vede più la “stranezza” altrui, non vuol dire che a cambiare siano stati gli altri…

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova