Qui Venezia – Educare ed essere genitori Il lavoro del Dec per i docenti e le famiglie

“Educazione e genitorialità” questo il titolo dell’incontro svoltosi a Venezia in occasione del Seminario nazionale per insegnanti di scuola materna organizzato da Odelia Liberanome, coordinatrice del Centro Pedagogico del dipartimento Educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (nell’immagine un momento dei lavori assieme al rabbino capo di Venezia Elia Richetti). Molti insegnanti di scuole per l’infanzia giunti in laguna da otto città italiane in rappresentanza di nove scuole e istituzioni educative, per due giorni di full immersion sull’educazione ebraica prescolare.
Sul tema sono intervenuti il rav Roberto della Rocca, direttore del DEC e il professor Gavriel Levi, neuropsichiatra infantile e docente dell’università di Roma, che hanno offerto il loro contributo di conoscenza anche agli iscritti della Comunità ebraica di Venezia intervenuti alla giornata di studio e dibattito.
Qual è il senso dell’educazione ebraica e cosa intende l’ebraismo per educazione? Quale la sua specificità?
Gavriel Levi ha messo in luce qualche spunto: “Sulle orme del Ramchal (Moshè Chaim Luzzatto), se per educazione intendiamo la trasmissione di un’etica, essa consiste nella possibilità di trasferire quelle parole che si trovano nel cuore. Solo queste infatti, posso formare una persona. Solo queste educano. La formazione di una persona si gioca nella relazioni, complesse e conflittuali, entro cui il bambino è immerso fin dalla nascita. Possiamo dire che educare significhi prima di tutto relazionarsi e insegnare a relazionarsi. Per questo i sentimenti, che sono sempre, per definizione, relazionali, ovvero relativi a sé, alle cose e agli altri, sono “l’oggetto” dell’educazione ebraica“.
Dello stesso avviso è rav Della Rocca, che ha affermato infatti che l’educazione (Hinuch) non è tanto l’insegnamento, ma la formazione di una persona: essa non si manifesta tanto nel momento dell’insegnamento quanto piuttosto nell’accertamento che il proprio discepolo e figlio stiano seguendo un loro percorso. Secondo Gavriel Levi, seguendo infatti l’insegnamento della Mishnà (terzo capitolo dei Pirkè Avot – Massime dei padri), ciò che porta una persona a “formarsi” è la modulazione di tre sentimenti: l’invidia, il desiderio, l’onore (ovvero avvertire la presenza dell’altro). Modulare questi sentimenti in relazione a sé e agli altri, in equilibrio tra un senso di giustizia e di amore, permettono al bambino, e poi all’adulto, di apprendere sia le regole che la capacità di esprimersi e saper esistere in un mondo conflittuale, in cui convivono amore e timore.
Questo percorso porta il bambino ad acquisire quell’etica ebraica che si manifesta prima di tutto nell’essere capaci di un amore sincero, di senso del pudore e di essere in grado di “fare opere di bene”. L’educazione arriva a buon fine quando vediamo che il bambino riesce a prendere e ricevere senza vergogna e, così, quando riesce a dare con gioia.
Rav Della Rocca ha poi sottolineato questa reciprocità attraverso l’immagine del Sinai: “quando si studia Torà è come fossimo davanti al Sinai. Di fronte al maestro e di fronte al nonno il bambino è come se ricevesse la Torà dal Sinai. Ma se questo è vero è vera anche la reciprocità di questa relazione: il nonno e il maestro di fronte al proprio allievo e al proprio nipote è come se fossero davanti al Sinai. E’ la qualità di ogni relazione che dà senso a ogni insegnamento e parola.”
Nella stessa giornata l’Ufficio Giovani Nazionale dell’Ucei ha coordinato il primo incontro nell’ambito del progetto Netivot, un’iniziativa per i ragazzi dai 12 ai 18 anni tesa alla creazione di una rete di rapporti tra i giovani del Nordest. L’idea ha riscosso consenso con la presenza ragazzi provenienti da Venezia, Padova, Ferrara, Trieste e Brescia. Per i bambini dai quattro agli otto anni è stato inoltre organizzato un laboratorio narrativo teatrale intitolato “Storie di Giochà” su racconti canzoni e danze della tradizione popolare giudeo-spagnola, a cura dell’attore-animatore Renato Grilli. Grazie a questo laboratorio gli insegnanti hanno potuto osservare un diverso modo di concepire l’apprendimento, volto alla dinamicità dei contenuti proposti al bambino. Il seminario per insegnanti si è poi concentrato sulle caratteristiche delle diverse strutture educative nazionali sia a livello organizzativo che gestionale, spaziando da realtà con più di cento allievi a realtà decisamente più ridotte, che si attestano sulla decina. Il dibattito ha preso in considerazione l’aspetto programmatico con un focus sull’insegnamento delle materie ebraiche, basilari per la formazione del bambino nei primi anni di vita. Si è lavorato sullo scambio di materiali e di idee per la preparazione di unità didattiche specifiche e l’opportunità di visionare in fase preliminare un programma per l’insegnamento della lingua ebraica, prodotto in Israele, e specificatamente studiato per l’età prescolare.

Michael Calimani
(hanno collaborato Ilana Bahbout e Odelia Liberanome)