Qui Firenze – Continua il dialogo tra ebrei e musulmani

Se il dialogo con il mondo cristiano talvolta si inceppa, ma tutto sommato procede abbastanza bene, quello con il mondo islamico è sicuramente più arduo e pieno di difficoltà. Ci sono iniziative, però, che tentano di superare le reciproche incomprensioni. Come succede a Firenze, dove sono stati organizzati una serie di incontri a cui partecipano membri delle comunità ebraica e islamica cittadina. L’ultimo di questi importanti appuntamenti si è svolto nella locale moschea qualche giorno fa e vi hanno preso parte i leader religiosi delle due minoranze, Joseph Levi e Elzir Izzedin.
Primo a prendere la parola è stato Rav Levi, che ha parlato dei meeting interreligiosi della Ethnic Understanding (che tra l’altro ha sollecitato l’incontro fiorentino), fondazione nata inizialmente per contrastare l’intolleranza e il razzismo nei confronti dei neri e che dal settembre del 2001 ha iniziato ad interessarsi al dialogo tra ebrei e musulmani. Negli ultimi anni la Ethnic Understanding ha organizzato molteplici iniziative, tra cui un gemellaggio tra una moschea e una sinagoga americana e vari eventi che hanno coinvolto imam e rabbini statunitensi. “Pur consapevoli di non poter porre fine al conflitto mediorientale con questi incontri – ha spiegato il rabbino capo di Firenze – i partecipanti hanno perlomeno cercato di risolvere i problemi locali”. Un modello di dialogo da adattare alla realtà fiorentina, su questo ambo le parti sono sembrate concordi, anche se, si lamenta Rav Levi, “è un peccato che le iniziative interreligiose finora realizzate in Italia siano state generalmente organizzate da altre comunità religiose, bisogna che ebrei e musulmani prendano l’iniziativa, lavorando insieme per contrastare antisemitismo e islamofobia”. Partendo da progetti concreti, come la costruzione di una vera e propria moschea (quella attuale è un vecchio garage dismesso) in città, iniziativa che era stata più volte appoggiata dalla Comunità ebraica. Qualche anno fa uscì sull’Unità un articolo firmato da Renzo Funaro, presidente dell’Opera del Tempio Ebraico di Firenze, che sosteneva che la costruzione di un luogo di culto dignitoso per i musulmani fosse una necessità e che la moschea sarebbe stata compatibile con il paesaggio urbano fiorentino. L’architetto Funaro, tra l’altro, si era offerto come volontario per dare una mano nella realizzazione del progetto e Izzedin, dal canto suo, aveva scritto un articolo sul medesimo giornale dove si diceva favorevole al restauro della cupola della sinagoga. A questo punto resta da convincere appieno la nuova amministrazione cittadina, anche se Matteo Renzi, sindaco di Firenze dal giugno scorso, ha affermato di non essere contrario “se qualcuno ha soldi e progetti compatibili con la normativa vigente per costruirla”.
“Il dialogo è bello quando è sincero”, ha esordito l’altra sera l’Imam, che ha sottolineato come “l’obiettivo non deve essere quello di arrivare ad avere un’unica confessione religiosa nel mondo, ma quello di potersi confrontare serenamente con le altre”. Un lungo cammino verso il reciproco rispetto che ha coinvolto in prima persona lo stesso Izzedin, che è passato da una fase della sua vita che si potrebbe tranquillamente definire integralista ad una più aperta e tollerante verso gli altri. “Una volta credevo che i non musulmani fossero degli infedeli, adesso invece penso che la reciproca conoscenza aiuti a crescere culturalmente”. Ed è così che ha fatto suo un passo del Corano che dice “se arrivi nel giorno del giudizio e hai una pianta in mano devi piantarla”. Lo stesso deve essere fatto, dice, per la fede, per la spiritualità e per l’incontro con l’altro. “Spero che vengano organizzati al più presto incontri dove si parli di matrimonio, morte, affinità ma anche diversità”, ha concluso. A suggello della serata, il Rabbino ha donato una Torah all’Imam e quest’ultimo ha contraccambiato regalandogli una copia del Corano.

Adam Smulevich