Qui Milano – Bombay un anno dopo, la luce dopo il buio
Un anno dopo le stragi che insanguinarono l’India, Milano rivolge un ricordo speciale a rav Gavriel Holzberg e a sua moglie Rivka, i due inviati Chabad che furono uccisi, insieme ad alcuni ospiti, dai terroristi pakistani nel centro ebraico che dirigevano.
Una serata di dolore per la scomparsa di questi giovani pieni di energia e generosità, che non avevano esitato a lasciare una comoda vita negli Stati Uniti per andare a portare avanti il messaggio della Torah in una città non facile come quella di Mumbai.
Un filmato ha raccontato chi erano Gavriel e Rivka, la loro infanzia, i loro studi, e la struttura cui avevano dato vita, la Nariman House, capace di ospitare turisti e uomini d’affari di passaggio e farli sentire come a casa propria, di distribuire cibo e vestiario ai bisognosi, di diventare un punto di riferimento per la comunità ebraica locale.
La tristezza si mescola, però, alla gioia e alla speranza per il futuro. A Milano si inaugura in questa occasione il nuovo Milan Jewish Center, che si propone come un punto di riferimento non solo per l’ebraismo milanese, ma anche per la città. Un progetto che contribuirà a mantenere viva nel modo migliore possibile la memoria di Gavriel e Rivka.
Proprio questo sottolineano gli interventi della serata, la grande forza che c’è negli ebrei nel non farsi sopraffare dalla tragedia, ma continuare a vivere, e a crescere, che rappresenta la più forte risposta al terrorismo e alla cultura della morte.
Migliorare noi stessi, osservare le mizvot, compiere azioni meritevoli, tutto questo è proposto come il modo più giusto per onorare i due giovani schlichim (inviati) che a Mumbai di opere buone ne hanno compiute tantissime.
Il messaggio di speranza per il futuro, sta nelle decine di giovani coppie che si sono offerte di proseguire l’opera di Gavriel e Rivka all’indomani dell’attentato, negli oltre cinquecento bambini nati quest’anno a cui sono stati dati i loro nomi, nei centri ebraici Chabad vecchi e nuovi in cui si porta avanti l’ebraismo ogni giorno con entusiasmo e allegria.
Davanti alla platea affollata e visibilmente commossa, il senso più profondo di questo momento che ha voluto portare la luce dopo il buio, è stato espresso dal vibrante e sofferto discorso del rabbino Shimon Rosenberg, padre di Rivka. “È difficile parlare, soprattutto dopo aver visto le immagini di mia figlia e di suo marito, i sorrisi, la gioia con cui portavano avanti la loro missione. È dura vincere la nostalgia – ha spiegato rav Rosenberg – Oggi sono tornato da Mumbai, dove la gente è arrivata da tutto il mondo per accendere una candela in onore delle vittime delle stragi di un anno fa. Una cosa mi ha dato coraggio – ha sottolineato – Il ministro degli esteri indiano ha ricordato che in India vivono ebrei da 2500 anni, mai c’erano stati degli attacchi nei loro confronti, e mai più ce ne dovranno essere. Ha fatto questa promessa, insieme a quella di assicurare che le attività Chabad a Mumbai continueranno. Questa è la vera risposta contro il terrorismo. Questa è la mia grande consolazione, insieme alle centinaia di testimonianze delle persone che hanno conosciuto Gavriel e Rivka a Mumbai e al mio nipotino Moshe, che un miracolo ha salvato e ora vive con noi”.
Rossella Tercatin