Qui Milano – Confronto aperto sul nuovo Statuto per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Negli ultimi vent’anni, da quando è stata stipulata l’Intesa con lo Stato Italiano e promulgato l’attuale Statuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’ebraismo del nostro paese e le comunità hanno subito profondi cambiamenti. Il numero degli iscritti è diminuito e si sono presentate, o fatte più pressanti, nuove problematiche.
Per queste ragioni si è ritenuto che i tempi fossero ormai maturi per introdurre alcune modifiche all’attuale Statuto Ucei, per rendere i diversi aspetti della vita ebraica comunitaria più efficienti, e anche per la regolamentazione di situazioni per le quali esiste tuttora un totale vuoto normativo, per cui si può fare riferimento esclusivamente alla prassi.
La bozza di modifica, redatta dalla Commissione coordinata da Valerio Di Porto, presentata agli iscritti dal presidente della Comunità di Milano Leone Soued, contiene proposte che vanno dal banale inserimento dei mezzi informatici per la convocazione per iscritto del Consiglio delle comunità, a una nuova disciplina di aspetti cruciali della vita delle istituzioni ebraiche.
Sono stati delineati nuovi sistemi elettorali, tanto per le singole comunità quanto per l’Unione, che propendono verso una maggiore razionalizzazione degli organi elettivi a garanzia di maggioranze stabili, ma che hanno sollevato diverse critiche fra i presenti a causa di una tendenza ad una “comunità di tipo presidenziale”, in cui troppi poteri sono concentrati nelle mani dei presidenti e viene eccessivamente diluita la rappresentatività. A tale scopo è stata proposta e approvata una mozione da portare alla prossima discussione della riforma dello Statuto per affrontare questo aspetto.
Non mancano anche i progetti di modifica alla disciplina sostanziale. La figura di segretario generale delle comunità viene qualificata come organo di quest’ultima, si propone di porre il limite massimo di tre mandati consecutivi ai consiglieri per ricandidarsi, si esplicita che i proventi dell’otto per mille sono mezzi di finanziamento dell’attività dell’Unione.
Alcuni dei nodi principali che si prefigurano sono senz’altro gli articoli modificati o introdotti ex novo che riguardano il rapporto tra le comunità e i rabbini, e in particolare i rabbini capo. Viene infatti proposta la possibilità per le comunità di scegliere tra la nomina di un rabbino capo e quella di un rabbino che semplicemente ne svolga la funzione. Secondo la bozza, inoltre, il rabbino capo sarà nominato con un contratto settennale al termine del quale sarà possibile, ma non automatico, il rinnovo. È inoltre attribuita alla Giunta, la competenza di decidere sulle richieste di iscrizione alla comunità, salva la facoltà del rabbino o degli interessati, di ricorrere contro la decisione alla Consulta rabbinica o al Collegio dei probiviri.
Sulle questioni concernenti il rabbinato, in attesa del documento ufficiale che esprimerà il parere dei rabbini italiani, rav Alfonso Arbib, su richiesta dei partecipanti all’assemblea, ha cercato di spiegare quali siano i profili problematici che queste novità potrebbero introdurre, in particolare l’idea che un incarico a tempo determinato potrebbe costituire un mezzo di pressione sull’operato del rav e sull’inaccettabilità di uno sdoppiamento delle figure di rabbino capo e facente funzione.
Tanti dunque gli aspetti da discutere per arrivare all’approvazione di un testo che rappresenterà una pietra miliare per le istituzioni dell’ebraismo italiano, prima della redazione della bozza finale, quando si dovrà arrivare alla votazione del nuovo Statuto.
Rossella Tercatin