conflitto…
Molto spesso una parola giusta al punto giusto vale più di un trattato intero. Nel mare della letteratura rabbinica gli esempi abbondano. Il problema semmai è saperli trovare e capirli, perché sono messaggi messi apposta in un angolino e, come si dice in aramaico rabbinico, “dai lechakim remiza”, a chi è sapiente basta un’allusione. Un esempio di questo tipo l’abbiamo in una “frasetta” messa proprio alla fine del commento di Rashi della Parashà letta questo sabato; a proposito della stirpe di Esav e dei suoi principi, sul nome Magdiel che compare in Bereshit 36:43, Rashi dice: “è Roma”. In tutto il Rashi alla Torà soltanto un’altra volta (nella parashà di Balaq) si parla di Roma. La frase di Rashi riassume un intero sistema interpretativo, che vede nel conflitto tra i fratelli Esaù e Giacobbe il modello perenne di uno scontro tra due popoli e culture, oggi si direbbe tra “civiltà”. Che il conflitto ci sia stato, è innegabile; l’urgenza attuale è di vedere se sia possibile venirne a capo.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma