Torah oggi – Hanukkah, prepararsi alla luce
Hanukkàh significa inaugurazione, e si riferisce alla inaugurazione del Bet Hamikdash al tempo dei Maccabei. La rivolta maccabaica non avrebbe potuto ottenere i suoi risultati senza una profonda preparazione del popolo ebraico, preparazione che permettesse di poter affrontare gli allettamenti della cultura ellenistica dei seleucidi, e in particolare i decreti contro l’osservanza delle mitzvot da parte di Antioco IV. La radice della parola Hanukkàh significa insegnamento, che è appunto l’operazione fondamentale e necessaria per permetterci di essere degni di poter entrare nel Santuario del Sig-ore.
Come si accendono i lumi di Hanukkàh? A tal proposito abbiamo una divergenza di opinioni fra le due grandi scuole; il Talmud (Shabbat, 21b), ci riporta: “La scuola di Shammai dice: il primo giorno accende otto (lumi), da qui in avanti diminuisce (di giorno in giorno il numero dei lumi); mentre la scuola di Hillel dice: il primo giorno accende un (lume), da qui in avanti aggiunge (di giorno in giorno il numero dei lumi)”. A prima vista potrebbe sembrare una discussione tecnica sul numero dei lumi, ma in realtà ci troviamo di fronte a un problema educativo di fondamentale importanza: di fronte al male del mondo Bet Shammai ci insegna che bisogna prima di tutto eliminare il male, accendere subito tutti i lumi per bruciare il male ed il cattivo, fare un grande falò ed alla fine rimarrà un piccolo lume ad illuminare il nostro cammino; vi sono senz’altro delle situazioni in cui ci pare di avvertire che questa sia la via da seguire, quella cioè di una soluzione radicale che venga a sradicare subito tutto il male.
L’insegnamento di Bet Hillel è differente: non sempre si può distruggere tutto il male; guai lasciarsi prendere allora dallo sgomento: tu devi essere pronto ad incominciare la tua opera educativa dal nulla, accendendo un piccolo lume, a cui ne seguirà un altro e un altro ancora e così via perchè si sale nella santità e non si scende, venendo così ad aumentare continuamente la luce, cioè la conquista della Torà, con il suo studio e l’adempimento delle mitzvot.
E la Halachà è stata fissata secondo il Bet Hillel. Di fronte ai lumi di Hanukkàh dobbiamo domandarci se effettivamente noi seguiamo l’insegnamento di Bet Hillel, non solo nella accensione della chanukkià ma anche e soprattutto nell’educazione dei nostri figli, che, se sapremo educare bene, otterranno di poter illuminare il loro cammino. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli enormi del mondo che ci circonda, con tutti i suoi allettamenti; non ci si meravigli se lasciando andare le cose come sono, inviando i nostri figli alle scuole pubbliche, possiamo correre seri rischi che, D-o liberi, i nostri figli non abbiano quell’educazione ebraica che possa permettere loro di affrontare la situazione in modo serio; non basta un lumino, ci insegna Bet Hillel, ma devi sempre aggiungere un altro lume, devi sempre salire nella santità, cioè devi provvedere affinché tuo figlio riceva ogni giorno, si, senza esagerazione, ogni giorno, una ottima preparazione ebraica. Tale educazione si può ottenere solo in una scuola ebraica, alla quale va aggiunta l’atmosfera ebraica casalinga: giorno dopo giorno dobbiamo accendere nelle menti dei nostri figli e nipoti un lume in più, perché la casa sia piena di luce, perché l’educazione ebraica di nostro figlio proceda almeno secondo quanto procede l’educazione generale: se ci rendiamo conto che non è sufficiente per nostro figlio l’educazione generale ricevuta nelle prime classi elementari e facciamo di tutto perchè vada avanti nei suoi studi fino all’Università, perché dovrebbe essere differente il nostro atteggiamento verso gli studi ebraici, perchè dovremmo pensare che sia sufficiente quanto hanno appreso nelle elementari, senza proseguire con un’opera di costruzione giornaliera?
Solo dando una preparazione ebraica parallela almeno a quella generale che stiamo dando ai nostri figli, senza interruzione, con una operazione giornaliera, potremo guardare con fiducia ai lumi di Hanukkàh, potremo essere sicuri che, con l’aiuto di D. Benedetto, anche i nostri figli guarderanno e accenderanno quei lumi, proseguendo nella nostra opera educativa.
Auguriamo a tutti una felice festa di Hanukkàh.
Alfredo Mordechai Rabello, giurista, Università ebraica di Gerusalemme