Il Falso

L’informazione può giocare una sottile e pericolosa opera di inganno nei confronti dei lettori sia con le parole che con le immagini. I metodi sono numerosi: banali, come la citazione di un’unica fonte, la titolazione fuorviante, la distorsione degli avvenimenti (Shalit rapito a Gaza quando in realtà era in Israele), e l’uso di parole inappropriate (i missili kassam che diventano fionde elettroniche); più grave è il nascondere dei particolari (“palestinesi colpiti” senza dire che stavano sparando dei razzi) o dei fatti (Igor Man ha scritto del giornalista della RAI Riccardo Cristiano dopo il linciaggio dei due soldati israeliani a Ramallah; ha parlato della vergognosa lettera di Cristiano pubblicata da un giornale arabo senza ricordare il linciaggio stesso); ancor più grave è cambiare delle parole riportate tra virgolette (Farian Sabahi ha fatto dire a Yehoshua che l’Iran non costituisce un “pericolo per Israele”, mentre lo scrittore aveva detto che
non costituisce un “pericolo solo per Israele”).
La disinformazione con le parole arriva poi al caso più clamoroso che consiste nella pura invenzione di una realtà che non è mai esistita. Basti qui ricordare il “genocidio” di Jenin con la “città rasa al suolo”, quando, in realtà, i morti palestinesi erano stati non 2000, come subito annunciato, ma 52.
Ed anche il caso di Al Doura, della cui morte la TV francese aveva accusato come responsabile Tsahal, si è poi rivelato essere un falso; ma questo è diventato chiaro solo dopo un lungo processo nel corso del quale France 2 fu obbligata a mostrare tutte le immagini del proprio reportage, e non solo le poche in origine trasmesse.
La realtà si può falsare anche con le fotografie che sono viste, da chi legge, come la testimonianza delle parole di chi scrive; le fotografie sono talvolta create in autentici set, con attori professionisti che si ripresentano sotto diverse spoglie a distanza di poche settimane per non essere riconosciuti; lo scopo è far credere autentico quello che in realtà non è successo.
A volte poi si ritaglia una parte dell’immagine per convincere il lettore; si pensi, a solo titolo di esempio, alla fotografia del bambino nella culla termostatica pubblicata quando Israele ridusse le forniture di energia elettrica in seguito all’attacco coi razzi sparati da Gaza sulla centrale elettrica posta in prossimità della Striscia; la fotografia originale mostrava anche il monitor acceso di fianco alla culla, ma tagliando il monitor è passato il concetto del neonato in pericolo di vita per la mancanza di elettricità.
Ed anche le parole della didascalia possono indurre chi legge in errore; tipico il caso del poliziotto israeliano, col manganello alzato minacciosamente, di fianco ad un ragazzo sanguinante; non si trattava di un palestinese appena colpito dalla polizia israeliana, come ci volevano far credere i giornali di tutto il mondo, ma di un ragazzo ebreo americano; suo padre, proprio grazie alla pubblicazione di quell’immagine, lo riconobbe, e si capì che era stato salvato da quel poliziotto mentre i palestinesi lo stavano linciando.
Non è sempre facile, nell’immediato, riconoscere i falsi, soprattutto quelli meglio congegnati. Cercheremo,in questo spazio, di individuarne alcuni, per contrastare la talvolta diabolica arte di molti media di ingannare i propri lettori.
Ciascuno di noi è padrone del proprio pensiero che si forma sulla elaborazione delle informazioni che ci giungono fin dall’infanzia. I media sono sicuramente uno dei principali veicoli di queste informazioni che, giorno dopo giorno, contribuiscono alla formazione delle nostre opinioni.
Purtroppo, tuttavia, con grande frequenza vengono meno alla fiducia che riponiamo in essi; e questo vale non solo per i quotidiani di partito, che in quanto tali si sentono legittimati a raccontare gli avvenimenti sotto un’ottica particolare, ma anche per quelli considerati indipendenti, e per le televisioni. Ed il fenomeno non è solo italiano, tanto è vero che in molti paesi sono nati dei siti che denunciano questa situazione.
Ognuno deve essere libero di farsi la sua opinione; ma se la deve fare sulla conoscenza dei fatti realmente accaduti, e non sulla fantasia di qualche giornalista o sui preconcetti imposti da qualche direttore.

Emanuel Segre Amar