“Un gesto vile il furto dei simboli della Memoria”
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane esprime sdegno e preoccupazione per il furto della tristemente famosa scritta Arbeit Macht Frei, posta all’entrata di Auschwitz e divenuta simbolo di quel luogo di morte. Lo ha affermato il Presidente Ucei Renzo Gattegna, che ha ricordato come “quella frase derisoria significa ‘Il lavoro rende liberi’, ma era posta in un luogo che era invece la negazione della libertà e sinonimo di morte. Mi auguro che la scritta venga trovata al più presto dalle autorità polacche e che si risalga all’identità dei responsabili del vile gesto”. “Gli stessi deportati – ha detto Gattegna – furono costretti a costruire e ad apporre quella scritta; quei deportati per i quali l’unico modo di sottrarsi ad atroci sofferenze e tornare metaforicamente liberi era quello di morire, essere cremati, e quindi scomparire del tutto, senza sepoltura, sotto forma di fumo e cenere dispersi dal vento.”
“Il prossimo 27 gennaio si celebrerà il Giorno della Memoria e sarà il sessantacinquesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz – ha aggiunto Gattegna -. Nostro dovere è vigilare affinché la Memoria venga tramandata, ma i responsabili dell’oltraggio, con ogni probabilità, desidererebbero che noi tutti dimenticassimo quanto accaduto. Dobbiamo riflettere su questo punto e non permettere che ciò accada”. Anche il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha espresso la sua piena condanna per il vile gesto. “Esprimo la mia condanna più totale per una vigliaccata di questo tipo”, ha detto Pacifici chiarendo come sia evidente che “chi ha compiuto questo gesto ha voluto colpire il simbolo e la memoria di tutti noi”. “Non vorrei – ha concluso Pacifici – che oggi si cominci col rubare la scritta e poi, in assenza di controlli, si passi a saccheggiare il Museo in cui sono custodite le prove dello sterminio del popolo ebraico e che rappresentano, via via che gli ultimi sopravvissuti muoiono, la memoria di ciò che accadde in Europa”.