Roma: 22 secoli, un incontro

ll filo che passa da una sponda del fiume all’altra è un tenue collegamento su cui camminare. Il papa lo percorre cercando un equilibrio fra desiderio di dialogo e tentazione di convertire. Un bambino, quasi il simbolo della minoranza ebraica in Italia, piccolissima nei numeri e grande nei valori e nelle vicende di 22 secoli, gli viene incontro tendendo la mano. Il Tevere scorre con l’impeto che il fiume talvolta manifesta nei mesi invernali. Il 2 del mese ebraico di Shevat (che nel 2010 corrisponde al 17 di gennaio) nel mitico Moed di piombo in cui gli ebrei romani festeggiano lo scampato pericolo dalle fiamme appiccate al ghetto nel 1793, la folla attenderà assiepata sotto la grande sinagoga. E una vignetta, quella che in quarta pagina Enea Riboldi dona al lettore di Pagine Ebraiche, ci offre il quadro emozionante e denso di simboli che ci attende. Il dialogo è difficile, ma è una strada percorribile. Uomini fuori dal comune si sono dati appuntamento, il 17 gennaio, per compiere un nuovo passo. La più antica realtà ebraica della Diaspora lo ha invitato, papa Ratzinger ha accettato. E il lettore troverà molti elementi per comprendere meglio una visita, descritta nei particolari, nei valori in gioco e nei risvolti simbolici ed emotivi. Come sceglierà di vestirsi Benedetto XVI quel giorno? Quali rabbini italiani indosseranno la toga bianca che simboleggia la tradizione romana? Quale talled, ammanterà il rabbino capo di Roma quando si apriranno le porte del tempio? Cosa sarà mostrato al papa nel corso della sua visita al Museo ebraico? Quali saranno i contenuti dei discorsi ufficiali? Quale benedizione sarà pronunciata quando il papa attraverserà il Tevere con il suo corteo avvicinandosi al ghetto? Quella riservata ai sapienti non ebrei? Quella destinata ai sovrani? Quella destinata ai re nella sua forma semplificata che riconosce il potere temporale con la cautela di non mettere in gioco il Santo Nome?
In ogni caso la giornata del 17 gennaio sarà una nuova pagina di storia. La più recente, dopo 22 secoli di vicende travagliate, dolorose ed entusiasmanti, che hanno posto la minoranza ebraica nel cuore di Roma non come una realtà passeggera, ma come una componente fondante, essenziale nell’identità della Città eterna.
Per presentare la visita che ci attende e tentare di comprenderla, la redazione di Pagine Ebraiche racconta, con l’aiuto delle matite di Giorgio Albertini e di una pattuglia di collaboratori straordinari, una realtà, quella degli ebrei italiani, apparentemente piccola e dispersiva, ma capace di lavorare sodo e presentarsi ai grandi appuntamenti con la Storia. Dai restauri al coro, dalla ritualità alla cultura, dalla diplomazia all’organizzazione, centinaia di ebrei italiani e di loro amici stanno offrendo il meglio di cui sono capaci e affrontando un duro lavoro. Il giornale dell’ebraismo italiano ha voluto raccontare qualche frammento del loro impegno. E dedicare a Roma e alla sua straordinaria realtà ebraica un filo conduttore che attraversa tutte le pagine. Il lettore troverà opinioni e sfumature diverse, come vuole la tradizione di pluralismo e di libertà di cui gli ebrei italiani sono da sempre testimoni e garanti. Dall’apertura della storica Anna Foa all’appassionante colloquio con un diplomatico severo come Sergio Minerbi (pag. 6), all’onore di ospitare in anteprima l’autorevole opinione di uno studioso e un giornalista di valore come il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian (pag 5), alla stimolante prospettiva sul dialogo che ci offre la voce autorevole dell’ambasciatore di Gerusalemme presso la Santa Sede Mordechai Lewy (pag 5), all’analisi critica di cosa è o non è possibile fare per il dialogo del giurista Alfredo Mordechai Rabello (pag.24), all’intervento sulla controversa conversione della pensatrice Edith Stein della filosofa Donatella Di Cesare (pag 25). Ma non basta, perché Roma non è solo ritualità e diplomazia, è anche tradizione profondamente radicata, come ci ricorda la festa del Moed di Piombo e la panoramica del rav Amedeo Spagnoletto (pag 9), o i registri ottocenteschi delle scuole ebraiche dove riaffiorano nero su bianco i mitici e pepati soprannomi affibbiati agli scolari (pag 34), e il mito del papa ebreo alla svolta fra il primo e il secondo millennio (pag 27). E la Roma ebraica che attende la visita è anche cultura, fascino irresistibile, come quello dei pannelli dipinti della mostra che sarà inaugurata dal papa e del mitico anello che nasconde l’enigma di una seconda identità (pag 4). E’ vita, è futuro da conquistare. Come nel caso di Luca Moresco (pag 39). A sedici anni insegue il successo correndo dietro un pallone. E ricorda a tutti che il segreto di una vicenda bimillenaria resta nelle mani dell’Artefice dei nostri destini, ma anche nella nostra capacità di scendere in campo con coraggio.
Pagine Ebraiche, gennaio 2010