…democrazia

Nella giornata della celebrazione dell’Ashura, si spara a Teheran. Una decina di morti ieri, tra cui il nipote del leader riformista Moussavi. A sparare sembra che sia ormai l’esercito, e non più soltanto i pasdaran del regime. Ma sembra anche che in alcuni casi i soldati si siano rifiutati di sparare sulla folla. Da Londra, dove è ormai in un semi esilio dai giorni delle elezioni, la Nobel Shirin Ebadi parla della volontà di democrazia che i manifestanti esprimono ormai apertamente. E democrazia in Iran non è una parola vuota, come può esserlo da noi, dove è un dato di fatto. Là è una speranza, e per le speranze si muore. Gli analisti si affannano a capire se vi siano le condizioni per una svolta rivoluzionaria. Non lo so, ma quando sento di soldati che buttano il fucile e rifiutano gli ordini, allora so di poter nutrire almeno una speranza per quella gente dell’Iran, che si batte da sola, nel disinteresse del mondo. Un mondo che aspetta pavidamente che quei ragazzi gli tirino fuori le castagne dal fuoco e abbattano il regime di Ahmadinejad.

Anna Foa, storica