Reconditi auguri

Molti amici, vicini, colleghi di lavoro, nell’incertezza se i festeggiamenti dell’imminente 2010 siano da intendere o no in una prospettiva cristiana, per rispetto non fanno gli auguri ai propri amici ebrei. In tal modo, ha inizio un’educata partita a tennis immaginaria, fatta di silenzi e sorrisi fatti e ricevuti tra gli amici ebrei e gli amici cristiani che in queste ore si incontrano per strada, si sorridono, e per quel sorriso non sanno se dire grazie o non dire niente. E’ così che, nel timore di sbagliare, vengono fatti e ricevuti col pensiero migliaia e migliaia di auguri che in effetti non sono stati fatti. Non solo. Di fronte ai mancati auguri di buon anno, da entrambe le parti non pochi provano nevroticamente a immaginare se la cosa dipenda da un fatto confessionale o di maleducazione, e anche se gli auguri di buon anno sarebbero stati fatti o accolti qualora non ci fosse stato il reciproco timore di farli e riceverli. In questo complesso conteggio, gli amici ebrei si trovano nell’incertezza se inviare agli amici cristiani gli auguri per il 2010: potrebbero sembrare un velato rimprovero per non aver ricevuto come al solito i graditi auguri sbagliati di Natale. In tale clima nebbioso, in corrispondenza dell’inizio del mancato nuovo anno che tuttavia esisterà avrei personalmente deciso che invece di buongiorno, buona sera e buon appetito d’ora in poi io dirò: “Auguri”. Poi, arrivato in tal modo al cenone di Capodanno del successivo 2011, se al buffet un caro amico cristiano mi dirà buon appetito, risponderò: “Grazie, anche te e famiglia”.

Il Tizio della Sera