…collezionisti

Un collezionista di cimeli del Terzo Reich come mandante, neonazisti come manodopera, legami con gruppi xenofobi svedesi, questo è il quadro, pare, del furto della scritta del cancello di Auschwitz. Brutti ambienti, brutta gente. Già non ho mai capito i collezionisti, mi sembra che nel desiderio spasmodico, loro tipico, di possedere oggetti vi sia un qualcosa di maniacale. Ma l’idea che la scritta di Auschwitz fosse destinata a diventare il clou della collezione di orrori di un ricco filonazista, che ci siano collezionisti del dolore del mondo, del nostro dolore, mi sembra una profanazione non minore di quella che se il furto fosse stato soltanto un gesto di spregio, di negazione della Shoah, di irrisione al simbolo del più famoso dei campi della morte. Se qualcuno è in grado di decorare con quella scritta l’ingresso alla sua collezione, allora davvero l’orrore non ha mai fine e il nazismo non è morto.

Anna Foa, storica