Università Ebraica di Gerusalemme – Grande festa per i sessant’anni della facoltà di Giurisprudenza

E’ stata una grande festa quella che ci ha riuniti allievi ed ex-allievi, docenti del presente e del passato in occasione dei festeggiamenti per i sessant’anni anni della facoltà di Giurisprudenza di Jerushalaim: 1949-2009. Pochi mesi dopo la fondazione dello Stato di Israele, appena terminata la guerra d’Indipendenza, venne deciso da parte degli organi sionisti e universitari di aprire una facoltà di Giurisprudenza. Fra i fondatori anche il nostro maestro, il professor Guido Tedeschi, cacciato dall’Università di Siena in seguito alle leggi razziste. Per Tedeschi si era aperta la strada verso gli Stati Uniti; dopo la guerra la facoltà senese cercò di riaverlo fra i suoi docenti; Guido Tedeschi preferì la scelta sionista, via allora certamente non facile e piena di imprevisti. Eravamo in molti ieri sera a dire grazie allo spirito di responsabilità dei fondatori della facoltà: Aharon Barak, assistente di Tedeschi e poi professore, decano della facoltà e presidente della corte suprema, Gabriella Shalev, docente di diritto privato e ora ambasciatrice di Israele all’Onu, Dorit Beinish, la nuova presidente della corte suprema, insignita ieri sera del dottorato honoris causa, che nel suo discorso ha invitato i giovani studiosi israeliani a ritornare alle origini, a mettere l’accento sul diritto israeliano, a criticare le sentenze israeliane anziché quelle americane, parole riprese da Barak che ha invitato i giovani ad essere indipendenti dal modo di pensare americano… lui così popolare nelle prime università americane.
Fra i docenti di origine italiana ricordiamo, oltre a Guido Tedeschi, Gualtiero Procaccia di origine fiorentina e il figlio Uriel Procaccia, entrambi esperti di diritto di società, Augusto Levi di origine romana, alla cui memoria vi è oggi una cattedra di diritto commerciale, e chi scrive queste righe, proveniente dall’ateneo bolognese. Accanto alla comprensibile nostalgia di molti, il senso si soddisfazione per i risultati raggiunti, per la serietà della ricerca, per il senso morale che ha pervaso l’insegnamento e la ricerca.
Il professor Reuven Yaron, di Diritto romano, ha ricordato come la facoltà abbia accolto per prima, dopo la guerra dei sei giorni, l’invito a ritornare alla sede del Monte Scopus. Sì, ad insegnare diritto romano nel luogo da dove le truppe romane conquistarono la città ai tempi di Tito.
Il presidente dell’Università Ebraica, Menachem Ben Sasson, ha messo in guardia la società israeliana per i danni che possono arrivarle a causa della riduzione del contributo governativo alla ricerca; a suo avviso è necessario legiferare una “norma fondamentale sugli studi superiori”, per assicurare il livello di ricerca e di insegnamento, con la consapevolezza che questo è per noi un bene strategico.
Dal canto suo il giovane decano della facoltà, il professor Barak Medina (43 anni), ha fatto presente come la facoltà abbia saputo mantenere il suo alto livello di insegnamento e di ricerca, e come i migliori candidati cerchino di essere ammessi a studiare nel nostro Ateneo. Non c’è che dire: negli ingressi dell’Università e nella grande sala “Messico” si vedevano i personaggi più famosi del mondo giuridico israeliano, “la guardia gerosolimitana”, professori, giudici della corte suprema e di corti inferiori, ministri e alti funzionari del servizio pubblico, avvocati, studiosi di diritto ebraico (materia obbligatoria nel piano di studi), tutti concordi nel ritenere questa la nostra casa.
A questa casa il nostro grazie e il nostro augurio: ad multos annos.

Alfredo Mordechai Rabello, facoltà di Giurisprudenza, Università Ebraica di Gerusalemme