Milt Gross e lo Yiddishe Santa
Con la stagione invernale non può mancare un ricordo per Milt Gross, eccezionale fumettista e animatore del primo cinquantennio del Novecento.
Era nato nel Bronx anno 1895, dopo aver prestato servizio nell’esercito statunitense nella prima guerra mondiale, era entrato nello studio dell’artista T. A. Dorgan (1877-1929) che lo introdusse nel giro del New York Journal dell’editore William Randolph Hearst, sicuramente famoso per il film di Orson Welles Citizen Kane, ma anche per aver pubblicato le comics-strip di Winsor McCay, George Herriman, Hal Foster e tanti altri. Nel giornale di Hearst pubblica la serie Phool Phan Phables. Da quel momento Gross creerà una serie di storie a fumetti di grande successo, trasformate anche in animazioni e trasmissione radiofoniche.
Milt Gross è uno degli ultimi autori statunitensi di origine ebraica che diedero vita a una parentesi del fumetto yiddish americano all’inizio del Novecento. Le caratteristiche essenziali erano l’uso spesso distorto della “lingua mamma” con combinazioni assai divertenti sia nella struttura della frase che nella pronuncia delle parole inglesi e l’anatomia dei personaggi dove i nasoni spesso facevano da padrone a tal punto che ancora oggi nella animazione stile Hanna & Barbera o Warner Bros è possibile vedere tracce evidenti della creatività di autori come Gross. A questo si aggiungeva il proverbiale umorismo della yiddishkeit.
Sul piano linguistico l’autore newyorchese ha ricoperto un ruolo importante a tal punto che esiste uno studio specifico sul suo linguaggio (Is Diss a System?: A Milt Gross Comic Reader di Ari Kelman), infatti Gross costruì il suo successo proprio sul recuperare e giocare sulle mutazioni e storpiature linguistiche degli emigranti della lingua inglese.
A Milt Gross viene attribuita anche la prima graphic novel, esperimento che non ebbe fortuna, per poi tornare negli anni settanta con Will Eisner che ne sarà il consapevole e cosciente ideatore. Siamo partiti parlando del Natale, è doveroso quindi ricordare che questo breve excursus su Milt Gross è dovuto alla sua versione de “The Night Before Christmas” in “De Night in de Front from Chreesmas” (1927) che può essere letto e ascoltato sul sito Tablet Magazine. Un vero poema in rima dove le parole inglesi vengono assorbite e frullate dentro una lingua che si compone – come scrisse Kafka – solo di parole straniere. Queste, però, non riposano nel suo seno, ma conservano la fretta e la vivacità con cui sono state accolte.
Andrea Grilli