Qui Roma – Shalom dedicato alla memoria della Shoah
Mentre è in preparazione un’uscita straordinaria dedicata alla visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, che sarà distribuita in tempio questa domenica, il numero di gennaio del mensile della Comunità Ebraica di Roma Shalom è in gran parte dedicato alla memoria della Shoah, come già anticipa la copertina che raffigura in primo piano la stella gialla, che i nazisti imposero agli ebrei per renderli immediatamente riconoscibili, su uno sfondo grigio, che vuole rappresentare forse il filo spinato dei campi di concentramento. All’interno, Corrado Augias si sofferma sul significato del ricordo e lancia un monito affinché il Giorno della Memoria non si trasformi soltanto in una celebrazione ufficiale. “Proprio perché quella giornata intende richiamare il sacrificio del popolo ebraico – dice Augias – a me piace pensarla come un dono fatto dagli ebrei a tutti, un invito in sé a ricordare, vale a dire a conservare nella propria memoria il ricordo di tutto il male di cui il genere umano è capace, per evocare le possibilità altrettanto grandi di ogni bene possibile”.
In una intervista a Furio Colombo, promotore della legge 211 del 2000 che ha istituito il Giorno della Memoria, si traccia un bilancio a dieci anni dalla sua entrata in vigore e ne individua aspetti positivi, come i programmi avviati dalle scuole prendendo spunto dalla giornata e aspetti negativi, come il rischio di cadere nell’automaticità e la perdita dei sentimenti veri al riguardo.
Un lungo articolo di Giulio Meotti, de Il Foglio, “L’ipocrisia di celebrare il ricordo dei morti e non difendere gli ebrei vivi” lamenta la scarsa coscienza di quanto sta avvenendo contro Israele e contro il popolo ebraico. “Non riesco a trovare argomento migliore della tragica simmetria che sta perseguitando Israele e l’ebraismo da quattro anni – dice Meotti – […] Da quando Mahmoud Ahmadinejad ha assunto il potere in Iran, l’Occidente, non soltanto Israele come punta avanzata in Medio Oriente del mondo libero, ha dovuto fare i conti con una potenza islamica rivoluzionaria che eleva la negazione dell’Olocausto a politica di stato e bandisce l’uso della bomba atomica e del terrorismo suicida contro lo stato degli ebrei e gli ebrei in tutto il mondo”.
Nelle 17 pagine dedicate alla Shoah si leggono fra gli altri anche i contributi di Fiamma Nirenstein, Angelo Pezzana, David Meghnagi, Rav Michael Ascoli, e le opinioni di alcuni ex deportati.
Il direttore Giacomo Kahn riferisce dell’imminente visita di papa Benedetto XVI e la questione della beatificazione di Pio XII alla luce del comunicato che la Comunità Ebraica romana ha diffuso dopo un lunghissimo Consiglio aperto anche ai rabbanim e agli ex deportati, che si è riunito la sera dello scorso 23 dicembre.
Uno spazio più ristretto del solito viene riservato invece alla parte che riguarda il Medioriente. Sergio Minerbi getta uno sguardo sul mondo universitario israeliano evidenziandone punti di forza e debolezze, mentre Emanuele Ottolenghi torna a occuparsi della minaccia iraniana.
Con l’articolo titolato ‘God save the Queen, anche se non è amica di Israele’ torniamo in Europa; in 57 anni di regno – si legge – la regina Elisabetta ha compiuto oltre 250 visite ufficiali in 129 Paesi ma non si è mai recata in visita in Israele. “La visita non è importante” spiega Moshe Raviv ex ambasciatore israeliano a Londra che conferma una serie di alti e bassi nelle relazioni fra i due Stati a partire dal 1917, anno della Dichiarazione Balfour.
Nello stesso numero del mensile della Comunità romana un’intervista a David Parenzo, giovane direttore del nuovo quotidiano Il Clandestino, Dimitri Buffa parla della minaccia di arresto per i leader politici israeliani alla luce del mandato di cattura emesso da Londra a carico di Tzipi Livni, Ariel Viterbo del titolo di Giusta fra le Nazioni conferito a Sandra Samuel, la tata del piccolo Moshè Holzberg e Rav Scialom Bahbout dell’attualità del messaggio biblico nel mettere in risalto i pericoli sull’uso sbagliato delle parole.