Dialogo – La visita di Ratzinger e il popolo del web
Mancano ormai poche ore alla visita di Benedetto XVI in ghetto. E mentre l’incontro tra gli ebrei capitolini ed il pontefice si avvicina sempre di più, i media italiani dedicano crescente spazio ed attenzione allo storico appuntamento, che in molti concordano nel ritenere non solo una tappa fondamentale per un sereno proseguimento del (talvolta) difficile dialogo ebraico – cristiano, ma anche un evento di pubblico interesse. Nelle ultime ore sono stati rilasciati alcuni autorevoli commenti, ripresi dalle principali testate nazionali e destinati a far discutere a lungo. In particolare quello di Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, che domenica non sarà in Lungotevere De’ Cenci perché considera la visita di Ratzinger “un fatto negativo”, soprattutto alla luce della prossima beatificazione di Pio XII e dei sui presunti eroismi, “ora additati al mondo come modello da esaltare e da imitare”. E quello di Mordechai Lewy, ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, che pur riconoscendo la possibilità di mantenere “un dialogo onesto e molto amichevole”, ha parlato di un antigiudaismo cattolico “che esiste ancora”. Le dichiarazioni di entrambi hanno avuto una eco rilevante, tanto che ieri pomeriggio la redazione online del Corriere della Sera ha aperto un forum, nel quale i lettori del quotidiano di via Solferino si sono potuti esprimere nel merito della vicenda, in modo particolare sui delicati rapporti tra le due grandi fedi monoteiste. Trenta messaggi, sessanta messaggi, cento messaggi: in pochi minuti il dibattito sulla rete si è fatto sempre più animato e ricco di spunti. Ulteriore riprova di quanto questo incontro sia sentito anche all’esterno del mondo ebraico. Tuttavia il web, spesso, rappresenta la valvola di sfogo di persone alquanto frustrate e ignoranti, che anche in questa occasione hanno tirato fuori il peggio di se stesse, mostrando quanto certi pregiudizi siano ancora radicati in parte della società italiana. Ad esempio in Marciniak, che sostiene come debbano essere gli ebrei a chiedere scusa “per tutti i morti che hanno provocato con le loro indegne rappresaglie contro la popolazione civile palestinese”. Sulla stessa lunghezza d’onda Droetto, che si chiede: “Il rabbino non ci sarà? Deve essere troppo impegnato ad aiutare i palestinesi che soffrono l’embargo israeliano a Gaza”. Ci pensa un lettore dal nickname emblematico, Siammessimale, a spiegare a questi due signori come rav Laras sia “il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana” e non “il ministro degli Esteri di Israele”. E che abbia solamente espresso “la sua presa di posizione”, tra l’altro anche “ben motivata”. Non è d’accordo Marcoenrico, secondo cui “la Chiesa deve essere libera di santificare chi crede più opportuno senza che i rappresentanti di altre religioni impongano la loro visione”. Lancia un appello a “dialogare sempre” l’illuminato Mnemos, che sottolinea il persistere di un sentimento antisemita in Italia, “come molti dei commenti in questo forum confermano”. Si tratta di stereotipi “duri a morire, radicati nel profondo, espressi da parti politiche e sociali molto diverse”. Lettore 8763 racconta che “più approfondisco il mio cristianesimo, più mi scopro ebreo e vorrei che ci fosse maggiore fraternità tra di noi”. Per Lettore 734647, “il cattolico anti-giudaico, se esistesse, sarebbe incongruente perché Gesù stesso era ebreo”. Intorno alle ore 17 arriva un commento delirante firmato da Freemind, che prima si domanda “quando saranno gli ebrei a chiedere scusa al papa per aver crocifisso Gesù?”, poi si addentra in avventurose disquisizioni teologiche, rimproverando all’ebraismo di essere “una dottrina che non ha fatto proprio il comandamento più bello e difficile del cattolicesimo: perdonare ed amare anche il nemico”. Negli stessi minuti interviene anche Indomito, per il quale “è fin troppo facile dimostrare che la vittima è stata anche carnefice in un passato non lontano”. Basterebbe, a sentir lui, “chiedere a un russo o a un ucraino”. Parole farneticanti e non così chiare, ma Gigilupo sembra aver intuito qualcosa. “In questa diatriba tra chiesa e ebrei – scrive – mi è capitato di leggere sul blog anche degli ebrei che hanno fatto la rivoluzione russa”. Ma prendersela con loro, spiega Gigilupo “è come prendersela con gli emiliano – romagnoli perché il duce era di quelle parti”. La discussione va avanti a lungo, tra chi parla di “esclusivismo della sofferenza” da parte ebraica e chi si dice “molto deluso del comportamento del Vaticano sui silenzi di Pio XII”. Una cosa, però, è certa e mostra come, aldilà delle incomprensioni tra gli alti rappresentanti delle due fedi, la strada intrapresa da tempo sia probabilmente quella giusta. E cioè il fatto che fino a qualche decennio fa immaginare un papa in sinagoga sarebbe stato assolutamente impensabile.
Adam Smulevich