Qui Roma – “Iudei quoque non deerant” Gli ebrei di Roma e il loro rapporto con il papa-re

“Iudei quoque non deerant”…. Neppure gli ebrei mancavano alla cerimonia del “Solenne Possesso” la sfarzosa cerimonia con cui dal Medioevo all’Unità d’Italia i papi non appena eletti, uscivano dal Vaticano per recarsi alla chiesa di San Giovanni in Laterano con una processione seguita e acclamata da tutti i cittadini romani, attraverso la quale il pontefice prendeva il possesso della città. La cerimonia affermava di fatto il potere del papato soprattutto come potere temporale.
Questo il tema centrale del ‘Colloquium’ organizzato dall’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede e dall’Associazione Cattolici Amici d’Israele, che si è svolto al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
I lavori del convegno sono stati aperti dai saluti del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna,, dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy, del Cardinale Raffele Farina, archivista dell’Archivio Segreto Vaticano e bibliotecario di Santa Romana Chiesa e del dottor Giovanni Cubeddu, presidente dell’Associazione Cattolici Amici d’Israele.
I quattro relatori Anna Foa, Marcello Fagiolo, Amnon Linder e Daniela Di Castro, hanno esaminato a fondo il rapporto esistente fra il Vaticano e la Universitas Hebreorum nell’arco dei tre secoli compresi appunto fra l’istituzione del Ghetto per effetto della bolla Cum nimis absurdum di papa Paolo IV, che revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani fra cui i diritti civili e l’Unità d’Italia sotto il pontificato di Pio IX .
Anna Foa, docente di Storia Moderna all’Università la Sapienza di Roma, individua due momenti di cambiamento e di modificazione nei rapporti fra gli ebrei e la Chiesa. Il primo fra gli ultimi decenni del ‘400 e i primi cinquanta anni del ‘500 in cui si assiste ad una rimessa in discussione della stessa presenza degli ebrei a Roma, per sfociare dopo l’istituzione del Ghetto, nel tentativo di conversione generale degli ebrei. Il secondo momento dopo due secoli in un ghetto impoverito e pressato dalla Chiesa che stringe la Comunità Ebraica romana “sancendo nuove regole sulle conversioni dei minori che faciliteranno la sottrazione dei minori ai loro genitori e il loro battesimo contro la volontà della famiglia”.
E’ delle varie fasi in cui si divide la cerimonia di presa di possesso della città da parte del papa-re e soprattutto del controverso ruolo degli ebrei durante la cerimonia che si sono occupati il Professor Marcello Fagiolo professore di Storia dell’Architettura dal 1969 (a Milano prima, a Firenze e Roma poi) e il Professor Amnon Linder esperto di Storia ebraica medievale alla Hebrew University di Gerusalemme.
Secondo l’analisi del professor Fagiolo, la presa di possesso esibisce il potere del papato innanzitutto come potere temporale, riprendendo non a caso il cerimoniale dei trionfi antichi nelle cinque fasi tradizionali”: Exitus: l’uscita dal Vaticano dopo l’elezione e l’incoronazione pontificia, Ascensio, la salita sul Campidoglio, Descensio: la discesa nel Foro che si conclude nel Colosseo, Triumphus: fra il Colosseo e l’Arco di Tito, Adventus e Introitus: l’arrivo alla cattedrale lateranense che afferma il potere spirituale del papa, come vescovo del mondo. Agli ebrei viene affidata la quarta parte del percorso, fra l’Arco di Tito e il Colosseo per sottolineare il “trionfo” della Chiesa sul popolo ebraico che ha rifiutato di riconoscere Cristo come vero messia. La loro presenza, era sopportata e accettata era perché inconsapevolmente, secondo la Chiesa, essi mettevano in atto la pratica cristiana del Vecchio testamento. Tale presenza era tuttavia permessa solo al di fuori dei cancelli lungo i quali vi era il passaggio della processione papale.
A conclusione della mattinata di studio, Daniela Di Castro, direttore del Museo ebraico di Roma ha illustrato l’opera di allestimento del percorso papale nella parte di itinerario compresa fra il Colosseo e l’Arco di Tito, con tessuti preziosi e arazzi sui quali venivano affissi “gli apparati effimeri” dei pannelli in carta dipinti con figure simboliche e frasi di gioia inneggianti al papa in latino e in ebraico, oggetto di una mostra inaugurata di recente in occasione della visita di papa Benedetto XVI al Tempio maggiore di Roma.
I quattordici rarissimi pannelli del ‘700 esposti nella mostra “Et ecce gaudium. Gli ebrei romani e la cerimonia di insediamento dei pontefici”, che testimoniano la partecipazione degli ebrei romani alle cerimonie in onore dei pontefici appena eletti, sono il frutto di un ritrovamento dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma.

Lucilla Efrati