Qui Firenze – Il convento di Sant’Apollonia riapre al pubblico con la Memoria

Riapre, dopo essere stato per lungo tempo oggetto di restauri, il bellissimo convento di Sant’Apollonia, una volta vibrante cineforum e adesso restituito alla cittadinanza sotto forma di auditorium. E lo fa con una ricca rassegna di film dedicati alla Memoria, che saranno proiettati nel trecentesco convento di via San Gallo fino all’inizio del mese prossimo. L’iniziativa, organizzata dalla Regione Toscana con il contributo di alcuni istituti bancari locali, è partita martedì sera con il commovente La petite prairie aux bouleaux (Il boschetto delle betulle) di Marceline Loridan-Ivens (nell’immagine durante le riprese del film). Un film in gran parte autobiografico, in cui la regista racconta il traumatico viaggio che Miriam, giornalista francese sui settanta, fa nel campo dove era stata deportata da adolescente: Birkenau, che per l’appunto significa “il boschetto delle betulle”.
Tutto nasce per caso. A distanza di quaranta anni dall’ingresso dell’Armata Rossa ad Auschwitz, Miriam si ritrova insieme ad altri sopravvissuti in una sala del Comune di Parigi per commemorare l’anniversario della loro liberazione. Al termine della serata viene organizzata una tombola: il premio che Miriam estrae è un biglietto aereo per Cracovia. Da quando è finita la guerra, però, non ha mai avuto il coraggio di tornare in Polonia. Il paese da cui, oltretutto, proveniva suo padre Salomon, emigrato in Francia alla ricerca di “Libertè, Egalitè, Fraternitè” e arrestato dai nazisti, che lo deporteranno nel giro di pochi giorni ad Auschwitz. Dopo aver meditato a lungo se andare oppure no, decide di partire per i luoghi in cui fu privata dell’innocenza. Sarà un viaggio doloroso, durante il quale si confronterà con la generale indifferenza della popolazione polacca e con una vita che, a poca distanza dal campo della morte, continua a scorrere inesorabilmente. La scena più emblematica è quella in cui l’avventore di un locale si avvicina ad un’altra sopravvissuta chiedendole, senza apparente malizia, se quello tatuato sul braccio è il suo numero di telefono. Ma sarà soprattutto un viaggio che le permetterà di constatare in prima persona la scomparsa quasi totale di una presenza ebraica in città. “C’è ancora qualche ebreo in Polonia?” chiede Miriam a Gotek, il responsabile della taverna-hotel Alef situata nel vecchio quartiere ebraico di Cracovia. E per un attimo sembra Yitzhak Stern, il contabile di Schindler, che nel capolavoro di Spielberg rivolge la stessa domanda al soldato russo a cavallo. Solo che invece di Yerushalaim Shel Zahav e della marcia degli oltre mille ebrei salvati dall’ex industriale nazista verso la luce e la speranza, il suo è un percorso nelle tenebre. Attorno a lei si muovono uomini soli, con una missione da compiere. Gotek, pur avendo poco più di trenta anni, è la memoria storica della minuscola comunità ebraica cittadina (un centinaio di persone). Nel suo registro si trovano gli indirizzi delle abitazioni di proprietà degli ebrei prima che venissero loro confiscate dai tedeschi. Anche quella in cui viveva il padre di Miriam. E dove la figlia, vincendo la resistenza della titubante padrona di casa, riesce ad entrare per qualche minuto: probabilmente il momento più toccante dell’intero film. Nell’erba alta di Auschwitz si aggira inoltre un giovane fotografo tedesco, “alla ricerca di tracce” e depositario di un terribile segreto. Instaurerà un rapporto speciale con l’ex deportata, arrivando a svelarle il suo inconfessabile tormento nelle lacrime. E mentre spettri si muovono per il campo, tra un kaddish e il suono triste di un violino, resta impresso l’urlo di Miriam da una delle torrette: “Sono il numero 75750 e sono viva”. Lechaim

Auditorium di Sant’Apollonia (Giorno della Memoria)
Via San Gallo 25/A Firenze
Spettacoli ore 18.00 (Ingresso libero)
21/01 – Il giardino dei Finzi Contini
26/01 – Senza destino
28/01 – Arrivederci ragazzo
02/02 – Sobibor, 14 ottobre 1943 (ore 16.00)
05/02 – Lo specialista. Ritratto di un criminale moderno
09/02 – Train de vie

Adam Smulevich