Equivoci e distorsioni sul sinodo dei vescovi del Medio Oriente

Il 19 Gennaio in preparazione del Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente, la Santa Sede ha pubblicato i Lineamenta, ossia le grandi linee della politica Vaticana in Medio Oriente. Se Benedetto XVI ha evitato di parlare di politica nella sua visita al Tempio Maggiore, questo documento è pieno di politica, in generale anti-israeliana.
Al punto 18 è scritto: “L’occupazione israeliana dei Territori palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita religiosa (accesso ai Luoghi Santi condizionato da permessi militari concessi agli uni e agli altri, per motivi di sicurezza)”. Si ignorano totalmente le ragioni che hanno spinto Israele a istallare posti di controllo, ossia il terrorismo palestinese che pur essendo fortemente diminuito, miete ancora vittime civili israeliane come è accaduto pochi giorni fa.
Al punto 63 è detto: “Causa di questa ostilità è l’occupazione da parte d’Israele dei Territori palestinesi e di qualche territorio libanese e siriano.” Ciò è falso poiché anche quando finisce l’occupazione israeliana, continua l’ostilità sia dei palestinesi sia dei paesi Arabi vicini (come il Libano).
Forse il paragrafo più importante da un punto di vista ebraico è al numero 75 dove è detto fra l’altro: “La soluzione dei conflitti è nelle mani del Paese forte che occupa un Paese o gli impone la guerra. La violenza è nelle mani del forte ma anche del debole, che, per liberarsi, può ugualmente ricorrere alla violenza a portata di mano. Diversi nostri Paesi (Palestina, Iraq) vivono la guerra e tutta la regione ne soffre direttamente, da generazioni. Questa situazione è sfruttata dal terrorismo mondiale più radicale.” E’ qui riassunta la dottrina politica del Vaticano di fronte al Medio-Oriente: la colpa è tutta di Israele nemmeno nominato. Il Vaticano ritiene che Israele, che è il più forte, occupa un paese non suo o impone la guerra, e dimentica così le provocazioni, il lancio di missili sulle popolazioni civili israeliane durante otto anni e gli atti terroristici. Il terrorismo radicale sfrutta la situazione che ne deriva. Nulla è più falso nella consecutio temporum delle guerre di Israele.
Questi esempi tratti da un lungo documento sono la prova dell’ostilità vaticana nei confronti di Israele e della mancanza di equidistanza dai contendenti. Ci domandiamo cosa ne guadagni la Santa Sede a non capire che di fronte alla marea islamica e al terrorismo radicale, Israele costituisce una barriera di difesa per i cristiani, altrimenti costretti a fuggire dal Medio Oriente.

Sergio Minerbi, storico