Qui Venezia – Auschwitz, macchina di sterminio
Una mostra fotografica per ricordare Auschwitz, luogo di morte, emblema del massacro. Questa l’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale di Marcon in occasione del Giorno della Memoria 2010.
La rassegna, intitolata Destinazione Auschwitz, illustra in 18 pannelli la storia e le fasi della persecuzione antiebraica in Europa e nello specifico in Italia, il tutto accompagnato dalle testimonianze di alcuni sopravvissuti come Liliana Segre, Goti Bauer, Shlomo Venezia e Nedo Fiano. Una parte della mostra è dedicata alle ricostruzioni virtuali di alcuni luoghi del lager, dalle piante degli edifici adibiti a forni crematori, agli spogliatoi, ai bunker di Auschwitz-Birkenau. Il campo riprende così vita davanti agli occhi del visitatore: le testimonianze del massacro e delle tecnologie impiegate per perpetrarlo rappresentano la prova che la Shoah non è stata una follia attuata da folli, ma un freddo massacro pianificato con estrema lucidità.
Presente all’inaugurazione della mostra l’assessore alla Cultura Gianpietro Puleo, che ha donato un piatto di Murrina con l’effigie del comune di Marcon, per ringraziare l’associazione figli della Shoah per la collaborazione nella realizzazione della mostra e per la disponibilità nell’offrire i propri rappresentanti che interverranno nei prossimi giorni per portare la loro testimonianza ai ragazzi delle classi terze della scuola secondaria “Malipiero”.
In occasione della prima giornata di visite, a guidare i ragazzi in questo percorso, a tratti impegnativo per studenti delle medie, si è resa disponibile Marina Scarpa Campos, presidente della sezione veneziana dei “Figli della Shoah” e con lei Lia Finzi che ha portato la sua testimonianza relativa ai tragici eventi successivi alla promulgazione delle leggi razziali nel 1938.
Lia Finzi e la sua famiglia abitavano a Venezia ed erano a tutti gli effetti una famiglia ebraica profondamente integrata nel tessuto sociale cittadino. Nonostante appartenesse ad una famiglia laica, Lia, sua sorella Alba e suo padre furono comunque perseguitati dopo l’introduzione delle leggi razziali. Espulsa dalla scuola elementare all’inizio dell’anno scolastico del 1938, Lia ha proseguito gli studi alla scuola ebraica elementare del Ghetto di Venezia. Gli ebrei diventarono presto cittadini di seconda categoria, furono licenziati dai pubblici impieghi, radiati dagli albi professionali. Alle grandi discriminazioni si sommarono le piccole umiliazioni di ogni giorno come il divieto di frequentare la spiaggia del Lido o le scritte sulle porte di alcuni locali pubblici: “vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”. La comunità dovette addirittura stampare degli elenchi telefonici propri, poiché gli ebrei erano stati cancellati dagli elenchi pubblici.
Il 30 novembre del 1943 il ministro Buffarini-Guidi emanò l’Ordine di Polizia n.5 in cui veniva annunciato che tutti gli ebrei, residenti nel territorio nazionale, sarebbero stati inviati in appositi campi di concentramento. Il 5 dicembre la deportazione degli ebrei a Venezia: donne, vecchi, bambini. La maggior parte decise di restare, ignara di quello che gli sarebbe successo, alcuni fuggirono in campagna o si unirono ai partigiani, altri, come Lia Finzi e la sua famiglia, tentarono di raggiungere la Svizzera. Molti furono rispediti indietro alla frontiera, i più fortunati riuscirono a passare il confine pagando cifre altissime ai contrabbandieri.
Per tutto il 1944 ci fu una vera e propria caccia all’uomo, con uno stillicidio di persecuzioni e deportazioni da parte delle SS e dei fascisti i quali prelevarono ebrei dagli ospedali di S.Servolo, S.Clemente e dalla Casa di Riposo, deportati alla risiera di San Sabba e ad Auschwitz. Più di 200 furono gli ebrei deportati e mai più tornati. Con la liberazione i sopravvissuti tornarono a Venezia e per anni rimasero in silenzio, cercando di negare anche a se stessi la verità su ciò che avevano vissuto. Come negare che tra i cittadini di quella città ormai estranea, c’erano anche i delatori che per pochi denari avevano denunciato gli ebrei nascosti?
Michael Calimani